Catalogo / L'uomo comune del cinema

L'uomo comune del cinema
A cura e con una nota di Michele Canosa
ISBN 9788874621415
2006, pp. 208
160x225 mm, brossura con bandelle, con illustrazioni b/n
€ 24,00
€ 22,80 (prezzo online -5%)
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Il libro

L’Homme ordinaire du cinéma è apparso nel 1980 per le edizioni dei «Cahiers du cinéma»; nel 1997 (anno della ristampa) è ormai un classico. Jean Louis Schefer non è uno specialista di cinema. È uno studioso di arti figurative. Ha scritto su Paolo Uccello, Correggio, El Greco, Goya, Chardin e ha curato la traduzione francese dell’opera De Pictura di Leon Battista Alberti.
Di Schefer è stato tradotto in italiano Scenografia di un quadro (Roma 1974), la sua prima opera nell’ambito della critica d’arte, «un lavoro princeps», come lo ha definito Roland Barthes, suo antico maestro e amico.
Da non-specialista – da «homme ordinaire» – Schefer ha redatto questo originale, personalissimo libro dedicato al cinema. L’impresa non intende essere un ennesimo saggio sistematico sulla settima arte, ma neanche l’esercizio improvvisato del letterato che si degna dello schermo. Per l’autore il cinema è una esperienza incisiva: lascia il segno. È dell’ordine dell’esperienza, della memoria (dell’infanzia).
I film sono per ciascuno di noi – per ciascun «uomo comune» – l’insieme dei ricordi frammentari di poche immagini che tratteniamo, di immagini perdute o in perdita, supportate da una storia, quando c’è, che solo vagamente ricordiamo (i film non sono romanzi). Così, la prima parte del libro è costituita da una serie di singoli fotogrammi, come fossero prelievi o resti di queste immagini-ricordo, immagini relative a film andati, per lo più di genere horror o burlesque o fantastico, oppure immagini di film sublimi, abitati cioè da corpi letteralmente sorretti dalla luce. Di queste immagini, il commento è la scrittura cogente; a volte sconcertante, fino al trasalimento.
La seconda parte del libro, più distesa, è invece un ragionare (e rimemorare) sinuoso, quasi serpentino (così divagante come stringente) intorno all’esperienza della sala buia, alla consistenza «flocculata» dell’immagine schermica, al cono di luce pulviscolare del proiettore: l’immagine dei film diventa così l’oggetto di sguardo e lo sguardo stesso di giganti seduti dietro di noi, comuni spettatori. Donde il terrore e la fascinazione. Ma da dove vengono i film? e, poi, dove vanno? Comunque sono andati, quanto dire: sono film di un altro tempo (l’infanzia), ma anche spersi, consumati, ormai corrotti. Quel che resta è polvere. L’effetto del tempo. Il cinema ha introdotto il tempo nell’immagine. L’origine del crimine.
(m. c.)

Indice
  • Prefazione
  • Gli dèi: Bambole del diavolo
  • The Mummy
  • La gelosia di Freaks
  • Orizzonti perduti - L’Inhumaine
  • La servetta al telefono
  • Professione: Bouvard e Pécuchet
  • Laurel e Hardy, fratello e sorella
  • Il clown di Eraclito
  • L’orgia bianca
  • L’orgia nera (gli schiavi e il dipinto)
  • L’oggetto - Il sudario
  • L’insaccato
  • Galline
  • La somiglianza
  • Corpo burlesque
  • La morte di Nerone
  • La morte di Nerone con personaggio
  • Il fonografo
  • Solo gli occhi di un criminale sanno vedere l’essere ideale
  • Al libro di Satana
  • Burlesque 2
  • Il ciccione al teatro
  • La carta stradale - Nanà
  • Il fumo - Ombre
  • Davanti a casa
  • La stanza
  • La carrozza, le nervature
  • La vita criminale (il film): La vita criminale
  • La lezione delle tenebre
  • La ruota delle immagini
  • La ruota
  • Il volto umano
  • Fotografie
  • La memoria di ciò che non ho vissuto
  • N.d.C. di Michele Canosa
L'autore
Jean Louis Schefer
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