A cura di Mauro Farnesi Camellone
Presentiamo, per la prima volta al lettore italiano, la traduzione di On a New Interpretation of Plato’s Political Philosophy (1946), di Leo Strauss. Sotto le spoglie di una lunga e polemica recensione al volume di John Wild, Plato’s Theory of Man, Strauss espone le tesi principali della sua interpretazione di Platone, un impianto ermeneutico che troverà ampia espressione successivamente, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, nei commentari che egli dedicherà a singoli dialoghi platonici come la Repubblica, le Leggi e il Simposio. Secondo Strauss, la filosofia di Platone coincide con un radicale scetticismo zetetico, che trova nella rappresentazione dialogica la forma espressiva più adeguata. Il Platone che Strauss ci consegna risulta tutt’altro che rassicurante, poiché ha la forza di interrogare direttamente le nostre autorappresentazioni morali e politiche, di mettere in discussione la perfetta autoreferenzialità della "democrazia moderna" – quando intesa come il migliore degli ordini possibili –, nonché di porre sotto accusa tanto il relativismo quanto il normativismo quali inadeguati posizionamenti della filosofia rispetto alla politica.
Leo Strauss (1899-1973), nato in Germania ed emigrato negli Stati Uniti a causa delle persecuzioni naziste contro gli ebrei, è una delle figure di spicco della filosofia politica del Novecento. Sagace studioso dei classici, da Platone a Hobbes, da Maimonide a Spinoza (solo per citare alcuni dei suoi autori di riferimento), ha elaborato celeberrime tesi sulla scrittura reticente e sulla crisi della modernità politica e filosofica. Tra le sue numerose opere tradotte in italiano ricordiamo Gerusalemme e Atene (Torino, 1998); Le “Leggi” di Platone (Soveria Mannelli, 2006); La città e l’uomo (Genova, 2010).