Recensioni / Tornano "Le galline pensierose" di Luigi Malerba

Chiacchierano, studiano, pensano, riflettono con i loro giochi di parole, i salti logici, gli slittamenti storici di storie molto brevi. Brevi anche perché le galline - lo ricorda un famoso refrain canzone di Renato Pozzetto - hanno una memoria molto corta, anche quando una di esse annunzia l’intenzione di analizzare il gatto dal punto di vista scientifico, al pari degli esseri umani. Sono «Le galline pensierose» di Luigi Malerba, protagoniste di surreali avventure del pensiero, condensate in quello che potrebbe anche essere anche un singolare vademecum filosofico. In perfetto equilibrio tra umorismo e vocazione al nonsense e magari nel ricordo delle "Tragedie in due battute" di Campanile o del "cloffete cloppete" della «Fontana malata» palazzeschiana.
Uscito una prima volta nel 1980, con l’avallo di Calvino, questo piccolo, geniale catalogo di amenità dello scrittore scomparso nel 2008, è cresciuto di poche ed essenziali pagine, che ne fanno un libro tutto inedito e tutto da riscoprire, con le altre storielle postume della nuova edizione da Quodlibet (96 pagine, 12 euro: ne antipiamo alcune). La gallina pensionata che gioca al gratta e vinci, le sue colleghe pennute e vanitose che vogliono volare o vogliono posare su Plaboy... Storielle che si confermano nella loro natura molto polimorfa e assai bordeline, tra l'ironia del nonsense e la vertigine metafisica degli apologhi zen, secondo Calvino, un«continuo fuoco d`artificio d`intelligenza e imprevedibilità».
Per Malerba dare voce alle galline vuol dire analizzare «gli inesauribili aspetti gallinacei» degli uomini moltiplicando nel confronto l'involontaria e comica stupidità e il sempre fallimentare anelito alla conoscenza di entrambi per le «molte parole sdrucciole, viscide come anguille, salterine come cavallette, di un'astuzia diabolica che non cadono in trappola tanto facilmente»: così egli scrive nel "Serpente" che contemporaneamente è riproposto da Mondadori. E accanto ad esso (in attesa del Meridiano curato da Walter Pedullà che uscirà in autunno) sono ripubblicati anche altri due suoi importanti romanzi da qualche tempo introvabili, «La scoperta dell’alfabeto» e «Il pianeta azzurro».
Un itinerario attraverso distinti nodi tematici: lo sperimentalismo, col quale Malerba ha messo in discussione le tradizionali forme del romanzo; l'erotismo, con la centralità ossessivamente assegnata al corpo e al sesso, come metafore della conflittualità dei rapporti interpersonali e del vuoto di una civiltà; la politica, che vibra nelle ricostruzioni del «Pianeta azzurro», con allusioni a trame occulte, a stragismo, a servizi segreti e massoneria deviata.
Malerba vuol vedere il lato ridicolo delle cose, essere in grado di capovolgere l'ottica usuale, rifiutarsi ai conformismi quotidiani è uno degli esercizi più salutari per difendersi dalla banalità di base. Il non-sense e il paradosso sono per lui i due strumenti più facili da utilizzare e anche i più divertenti per interpretare la realtà.