Recensioni / Ridi funambolo

Come fabbricare ombre, come allevare querce, come produrre fango, come scrivere un trattato sui suoni prodotti dagli alberi, e altro ancora. Tra gli anni Novanta e il 2008, anno della sua scomparsa, Luigi Malerba si dedicò, tra le altre cose, a scrivere una sorta di trattato intitolato "Consigli inutili” (Quodlibet, pp. 156, € 14), cui unì anche una serie di biografie immaginarie, purtroppo rimaste incomplete. Il libro, che raccoglie entrambe le serie, esce ora nella collana Compagnia Extra, che s’è presa l’incarico di far finalmente circolare gli scritti eccentrici di uno dei maggiori scrittori italiani della seconda metà del Novecento. Per chi non conosce Malerba, o lo conosce poco, è un’ottima occasione per entrare nella sua opera e gustare la vena comico-grottesca che l’anima. Malerba fa ridere mobilitando il gusto dell’assurdo, che alimenta per mezzo di una prosa precisa, esatta e insieme fantasiosa. Non sbaglia un colpo, senza mai alzare la voce o esagerare; colpisce nel segno grazie alla sua arte, che ha nel paradosso il proprio centro irradiante.
Paradosso e intelligenza, cultura e sottigliezza sono le doti di un narratore che ha innovato la narrativa italiana. Malerba è stato il più "scrittore" tra i membri del Gruppo 63, dotato di una fantasia che trasforma lo sperimentalismo in un’avventura senza fine tra labirinti, menzogne, doppie verità. Non c’è nessun libro suo che non contenga una sfida al lettore, un gioco continuo a rimpiattino con la cosiddetta "realtà”. Così è anche in questi "Consigli": presi alla lettera producono piccole catastrofi quotidiane, deragliamenti del senso, inghippi e stramberie. Ci si diverte e si ride, spesso tra sé e sé. Era quello che Malerba, funambolo solipsista, probabilmente auspicava.