Recensioni / I signori Golovlëv

La campagna russa fluisce sconfinata davanti agli occhi del lettore. Il terreno è scivoloso, sommerso da una fitta coltre di neve, e un vento gelido flagella i radi arbusti che interrompono la monotonia del paesaggio. Tra tutto quel bianco il sentiero s'intravede a malapena, e altrettanto a malapena ne si osserva il profilo snodarsi tortuoso fino alla soglia di un imponente edificio: è la tenuta dei Golovlëv, che sorge fiera in mezzo al nulla, unica forma di insediamento umano nel raggio di chilometri. I Golovlëv sono una famiglia di ricchi proprietari terrieri, ultimi baluardi di un mondo privilegiato che vive crogiolandosi nella propria condizione, trascorrendo giornate sempre uguali a se stesse nella più completa indolenza e apatia: avidi, ipocriti, subdoli, tra i Golovlëv non c'è alcun personaggio positivo. La mente organizzatrice e amministratrice della tenuta è Arina Petrovna, l'ingombrante figura materna che sola pare dedicarsi attivamente al benessere familiare, seppur in un'ottica di egoistico autocompiacimento: la sua indole astuta e calcolatrice la rende odiosa, dispotica e anaffettiva, e i suoi sforzi non sono che sfide per mettere alla prova la sua bravura. Arina Petrova non ha alcun attaccamento per la famiglia. La sua fredda indifferenza ha compromesso l'educazione dei tre figli, che abbandonati a loro stessi crescono inetti, deboli e svogliati, troppo inclini a indulgere all'alcol e a matrimoni infelici. Una simile insoddisfazione genera lotte per l'eredità, miserie e rovine, che si
rincorrono a cavallo di due generazioni minacciando la sopravvivenza (anche fisica) di servi e padroni: i Golovlëv sono una stirpe maledetta, destinata all'estinzione. Ed è con feroce ironia che l'autore si accanisce su di loro: con penna brillante e scorrevole Saltykov-Scedrin tratteggia il declino di una ricca famiglia russa di metà Ottocento, piagata da dissidi interni e incapacità pratiche, che si rifugia nel ricordo di un passato glorioso senza mai affrontare concretamente il presente. È un dramma corale che si svolge tutto in interni, quelli lugubri di Golovlëv e quelli spogli di Pogorelka, i cui personaggi non sono che sfumature diverse di una medesima tragedia. Il mondo bugiardo descritto dall'autore emerge così nella sua più vuota ipocrisia, facendo dei Signori Golovlëv un vero e proprio atto d'accusa.