Recensioni / Guidare la Chiesa? Un mestiere pericoloso

Dopo Pietro nel corso della storia ci sono stati papi di tutti i tipi, molti dei quali finiti malissimo. Un libro ora li racconta. Senza veli.
La storia dei papi secondo le fonti interne alla curia? «Senza rielaborazione storiografica è una lunga rievocazione di antiche calunnie. Ma le storie sono più belle e vive la prima volta che vengono raccontate». Ha scelto di lavorare solo con le fonti originali il filologo classico e scrittore Dino Baldi, già autore di Morti favolose degli antichi, per mettere insieme le Vite efferate di papi (Quodlibet Compagnia Extra, pp. 516, 19,00 euro): «Non ho usato fonti protestanti, o qualsiasi altro racconto che potesse far parte della cosiddetta controstoria del papato. Questo in Italia è sempre stato oggetto di amore e odio. Per accorgersene non è necessario rivolgersi alla letteratura ghibellina o all'aneddotica. La curia romana è molto ben documentata di storie straordinarie, non per niente è considerata l'antesignana delle moderne burocrazie e cancellerie. Ed è proprio la curia il luogo dove, nei secoli, si sono sempre nascosti i peggiori nemici dei papi». Ogni riferimento al presente è casuale, il libro non ci si avventura: «Non volevo fare uso di una materia troppo calda e di cui non sono abbastanza esperto. Mi sono fermato alla fine del potere temporale, la cesura più importante e recente della storia della Chiesa, e di cui le conseguenze sono ancora in atto. Nonostante sia passato un secolo e mezzo, mi sembra di vedere lo sforzo che ogni papa deve affrontare per interpretare un ruolo nel mondo. C'è chi si pone come l'amico dei fedeli, chi come teologo, chi cerca di essere più presente nel mondo». Come Francesco? «Mi sembra che lui stia cercando di cambiare le gerarchie interne alla curia, che secondo gli archivi è da sempre una fonte naturale di male. Ma sono dei cambiamenti che noi non vediamo e che avvengono a un livello molto interno». I papi del passato raccontati da Baldi, più di cinquanta tra i duecentosessantasei che si sono avvicendati da Pietro in avanti, sono giovani e vecchi, rampolli di famiglie potenti o figli di contadini, avidi di soldi e potere o mossi da desideri spirituali. Un titolo alternativo a Vite efferate di papi, secondo l'autore, avrebbe potuto essere Vite di papi selvaggi: «Il titolo scelto dal curatore Ermanno Cavazzoni è molto bello, ma mi sarebbe piaciuto anche usare l'aggettivo selvaggio, una parola che si può interpretare in diversi modi. Mi piaceva l'idea di raccontare persone che non riescono ad adattarsi, che hanno un modo non regolare di stare al mondo. Non sempre ci si trovano bene e fanno quello che possono per cambiarlo. Nella storia del papato succede veramente di tutto, è per questo che ho usato come epigrafe una frase di Pio II (Enea Silvio Piccolomini), che dice: è meglio non cercare un senso nelle azioni dei papi. La storia della corte papale, unica vera erede della corte romana, ha nello stesso tempo continuità e volubilità affascinanti. Come apparato e ideologia è quasi un fossile, ma nello stesso tempo ogni papa si trova a fronteggiare, da solo, il suo tempo e la storia». Una cosa che si capisce leggendo il libro è che è un mestiere pericoloso. Quasi tutti i papi furono vittime di congiure e calunnie mirate a screditarli. Molti furono assassinati. Tra gli antichi, ce n'è uno che venne processato dopo morto, nell'897: «La tomba di Formoso venne aperta» scrive Baldi, «e il papa, morto già da nove mesi, fu preso e portato in giudizio alla presenza del nuovo pontefice, per rispondere delle accuse che a suo tempo gli erano state rivolte da Giovanni VIII: ambizione, vanità, insubordinazione, mancata fede ai giuramenti e in più slealtà verso i duchi di Spoleto. Il cadavere venne rivestito coi paramenti pontifici, portato in Laterano e messo a sedere sul trono che lui per primo aveva elevato a simbolo del potere pontificio, assicurandolo ai polsi e alla testa perché non scivolasse». Formoso viene giudicato colpevole, il suo corpo infine gettato nel Tevere, «che da sempre i romani consideravano la tomba più adatta per i potenti caduti in disgrazia». Per altri furono usati metodi più moderni. Come nel caso di Celestino V Angeieri, fraticello semianalfabeta, convinto ad abdicare dall'ambizioso giurista Bonifacio VIII Caetani, che secondo la leggenda gli appariva mascherato da angelo per convincerlo che poteva cedergli lo scettro. I più a rischio, nel corso dei secoli, sono stati i papi che hanno tentato cambiamenti radicali, che pare venissero fatti sparire. Oggi, per ottenere lo stesso risultato, si pratica l'omicidio mediatico? «Per il nostro gusto far fuori fisicamente un papa, come si dice sia stato fatto fuori papa Luciani, non è più esteticamente accettabile» spiega Baldi, «nello stesso modo in cui da un po' non si riesce più a parlar di guerra, ma si parla di azioni umanitarie. C'è uno scarto anche a livello linguistico da questo punto di vista. Ma non è un fatto del tutto nuovo, si sono avuti molti casi si è usato il discredito per indebolire qualcuno, come nel caso di Alessandro VI Borgia, o in quello più recente di Clemente XIV, che nel 1773 firmò un documento che ordinava la fine dei Gesuiti». Tra i racconti biografici l'autore ha inserito anche intermezzi fantastici in cui racconta tra le altre cose la storia della crociata dei bambini o della papessa Giovanna. Le vite di cui scrive, da leggere una di seguito all'altra, compongono un libro pieno di empatia nei confronti dei personaggi che racconta. Ma papa Francesco ne avrà avuto una copia? «Il mio sogno» dice ridendo Baldi, «è che un giorno di questi mi telefoni».