Certo, usare il termine meraviglioso al giorno d’oggi può suonare puerile, ma voglio usare proprio i termini giusti e quindi non posso che denominare questo libretto come meglio gli si confà. Dunque ecco qui: Che figura! di Cecilia Campironi è MERAVIGLIOSO. Veramente. Mi ha meravigliato, ovvero ha suscitato in me la “meraviglia”, quell’insostituibile voglia di aprire per bene gli occhi e le orecchie e farmi riempire a dovere di cose nuove che mai minimamente mi erano passate per il capo. Ecco, queste righe per prima cosa, sono per ringraziare Cecilia, che mi ha colmato di meraviglia senza che io gliene avessi fatto richiesta alcuna (ed è questo il succo: quale meraviglia può meravigliarti se ti avverte prima di meravigliare?). L’idea semplice, e quindi plusquamperfetta, di trasformare le loschissime figure retoriche della favella italica (Zeugma? Anastrofe? Cacofemismo? Di che diavolaccio stiamo parlando?) in personaggi tutti d’un pezzo (il weirdo Johnny Zeugma, l’astratto Sir Anastrofe, l’incivile Zio Cacofemismo) con tanto di volto, naso, paio d’occhi che ti fissano, calzoni, outfit, uniforme, tenuta ufficiale che sia è a dir poco sublime. Il libro si chiama Che Figura! e la figuraccia la facciamo noi che davanti a tanta abbondanza di invenzioni, rimandi e capriole ci rendiamo conto che, oltre a divertirci, impariamo anche un sacco di cose, perché la saggezza infantile della Campironi (in doppia veste di autrice dei disegni e dei testi) risolve, con la grazia impeccabile di un genietto per niente saccente, anche certi antichissimi enigmi dell’italiano che ci trascinavamo dalle letture in classe di Omero o di Leopardi. Ah, prima di chiudere un doppio inchino a Quodlibet (in speciale collaborazione con la libreria Ottimomassimo), che non ne sbaglia mai una. Alè, righe finite, alla prossima!