A cura di Filippo Mignini
Riproduzione fotografica dell’edizione cinese a stampa
Dell’amicizia (Nanchang 1595) è la prima opera in cinese composta da Matteo Ricci.
Per mezzo di essa, presentando in 100 sentenze tratte dai classici antichi il pensiero dell’Occidente sull’amicizia, Ricci intendeva mostrare che la civiltà cinese e quella europea coincidevano su temi fondamentali. L’opera stupì la Cina e conobbe un grande successo: Ricci aveva compreso che la sua missione e il tentativo di accendere il dialogo tra Oriente e Occidente potevano costruirsi unicamente sul saldo fondamento della conoscenza reciproca e dell’umana amicizia. È per questo che egli si presentò al mondo cinese stringendo in una mano il mappamondo e la Geometria di Euclide, nell’altra il Dell’amicizia.
In questa edizione vengono pubblicati – oltre alla ristampa fotografica dell’edizione cinese a stampa con traduzione italiana a fronte – per la prima volta il testo autografo della redazione italiana di Ricci da poco ritrovato alla British Library di Londra.
«Io, Matteo, dall’ultimo [occidente] navigai il mare et entrai nella Cina alla fama del grande regno e delle nobili virtù del loro Re e dei buoni custumi lasciati dagli antiqui Imperatori. Scielsi la mia habitatione fuori del Monte e stetti in essa molti inverni. Quest’anno, sulla primavera, passai il Monte e, sopra il fiume andando, arrivai a Nanchino e vidi l’illustre palazzo regio e con molta mia alegreza dissi: ‘pare che non in darno feci questa uscita’. Non avevo anco finito di ire a tutte le parti dove avea designato, quando con il navilio arrivai a Nancian metropoli di Quansin. Stando detenendomi un puoco in Nanpu, stesi gli ochi verso il monte della Città al Ponente, e vedendolo sì ameno e fresco, feci conto che in tal terra stavan nascosti huomini di alto sapere.
Indo e tornando, non mi potea staccare da lì, sin che, lasciando la barca, pigliai una casa e per mezzo di alcuni conosciuti et intercessori hebbi intrata a visitare il Re di Chiengan, il quale mi fece favore di farmi una reverentia molto profonda e trattarmi con grande honore, se bene io non la meritavo, e mi diede un convito con molto buon vino. Finito che fu, si levorno le tavole et il re mi pigliò per la mano e disse: ‘Tutte le volte che alcuna persona honorata di virtù e di opre viene a questa mia terra mai lascio di invitarlo, far amicitia seco et honorarlo. Il grande regno di Europa è regno di discorsi fondati nelle ragioni: desidero sapere quello che loro sentono della amicitia’.
Io, Matteo, mi raccolsi per alcuni giorni in luogo secreto e raccolsi tutto quanto avevo udito di questa materia desde la mia fanciullezza e feci il seguente libretto» (dal Proemio).
Matteo Ricci (Macerata 1552 – Pechino 1610), missionario gesuita, è stato il primo occidentale che in età moderna abbia riallacciato i rapporti tra l’Europa e la Cina e abbia gettato le salde fondamenta di un autentico dialogo culturale tra le due civiltà.