Catalogo / Ecuador

Ecuador
Diario di viaggio
Traduzione di Guido Neri

Appendice di Jean Talon

ISBN 9788874620685
2005, pp. 160
145x210 mm, brossura con bandelle
€ 14,00
€ 13,30 (prezzo online -5%)
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Il libro

«Un uomo che non sa viaggiare né tenere un diario ha composto il presente diario di viaggio. Ma, al momento di firmare, colto da improvviso spavento, si scaglia la prima pietra. Questa». – H. M.

L’uomo che non sa viaggiare ha poco meno di trent’anni quando decide di abbandonare le comodità e l’aria un po’ viziata della sua famiglia medioborghese per intraprendere un lungo spossante viaggio attraverso le Ande, alla volta dell’Ecuador: si chiama Henri Michaux, è un giovane scrittore ancora sconosciuto e tale è destinato a restare per sua volontà, anche quando diventerà il celebre Michaux, uno dei maggiori scrittori francesi del Novecento.
Quale malessere è all’origine di questa precoce inclinazione allo spaesamento, questa specie di forza centrifuga che lo porterà sempre verso i confini del mondo e del proprio essere? Difficile dirlo. Michaux è un esploratore solitario, uno sperimentatore che non sembra interessato a mettere da parte il “frutto” della sua ricerca: quando si tratta di tirare le somme è già altrove, e non si fa trovare. Dove va? “Scrivo e dipingo per attraversarmi”. E in Ecuador, quasi a giustificare quell’affermazione: “Sono nato forato”. Stiamo forse, nell’inferno di Michaux, a pochi passi dal girone degli scrittori surrealisti, ma il tormento che ci aspetta è di gran lunga più raffinato e sublime: nessuna innocenza da riconquistare, né misteri da decifrare, né luoghi insondabili cui attingere la verità. E, in apparenza, né sovversioni né rivolte. Che cosa allora? “Un mistero totalmente sprovvisto di enigma”, come ha scritto Maurice Blanchot dell’autore di Ecuador; ed è quel che ci impensierisce e ci affascina. Eppure, durante questa navigazione senza strumenti che è la lettura di questo libro, più d’una volta ci sorprenderemo a sorridere: perché Michaux è anche un grande giocoliere, un acrobata scanzonato e beffardo, uno che sa tenere in bilico la suprema idiozia e la più saggia delle verità. E in fondo, proprio nel negare ogni scopo, ogni significato ultimo, questo libro ha l’aria di insegnarci qualcosa: è forse una preziosa guida a perdersi, una specie di seminario sullo smarrimento tenuto da un giovane, ilare maestro di zen.

L'autore
Henri Michaux

Henri Michaux (Namur 1899-Parigi 1984) è uno dei massimi e più esemplari autori di lingua francese del Novecento. Dopo l’infanzia trascorsa in Belgio in una famiglia benpensante borghese, a ventuno anni si imbarca come mozzo e viaggia per le americhe; da qui gli altri suoi innumerevoli viaggi «contro», per «espellere i legami di ogni genere, e ciò che suo malgrado gli resta attaccato della cultura greca o romana o germanica, o delle abitudini belghe». Viaggia in Africa, Ecuador, Turchia, Italia, Asia, poi i viaggi immaginari, e i viaggi che si possono fare con le droghe.
Malgrado tutti questi sforzi per modificarsi, alla fine lui stesso confessa che «le sue ossa, fregandosene di lui, hanno seguito ciecamente il suo destino famigliare, razziale, europeo».

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