È stata spesso discussa in filosofia l’ipotesi secondo cui il mondo esterno non sarebbe che finzione, apparenza del tutto priva della realtà che le attribuiamo, inganno perpetrato a nostra insaputa – dalle ombre platoniche al genio maligno di Descartes fino all’inquietante Gedankenexperiment di Putnam: cervelli conservati e alimentati in vasche di liquido nutritivo del tutto ignari della realtà che li circonda.
L’utilità di tale ipotesi sta nel sollecitare strategie per il suo superamento. Ritenere che sia vera oppure falsa ha dirette conseguenze sul nostro modo di concepire il mondo e la conoscenza che se ne può avere: sposare un realismo di stampo ‘forte’ che allontana nettamente il mondo dalle facoltà intellettive umane, conducendo a una forma di scetticismo radicale, o preferire un realismo più ‘debole’ in grado di garantire una conoscenza autentica.
La seconda prospettiva viene privilegiata in questo libro, dove l’ipotesi scettica dell’impossibilità di conoscere il mondo risulta non solo falsa, ma addirittura assurda. Parallelamente, il recupero della possibilità della conoscenza è temperato dall’ammissione che le nostre migliori teorie possono essere – a dispetto di ogni nostra più positiva valutazione – errate. Al realismo si intreccia così la prospettiva fallibilista, un intreccio che l’autore mette in luce analizzando alcuni concetti-cardine del pensiero filosofico (mondo, verità, conoscenza) e discutendo con forte spirito critico le tesi dei pensatori che maggiormente ne hanno esplorato la consistenza (Peirce, Wittgenstein, Popper, Putnam, Rorty, Nozick).
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Massimo Dell’Utri insegna Filosofia teoretica e Filosofia del linguaggio presso l’Università di Sassari. È autore di vari saggi e volumi, tra cui Le vie del realismo (Angeli 1992) e Il falso specchio. Teorie della verità nella filosofia analitica (ETS 1996). Ha curato le antologie Olismo (Quodlibet 2002) e, in collaborazione, Normatività, fatti, valori (Quodlibet 2003).