Postfazione di Ermanno Cavazzoni
Traduzione di Gabriella de’ Grandi
Un artista del digiuno (Ein Hungerkünstler, 1924), uno dei pochissimi libri che Kafka ha voluto pubblicare in vita, viene qui per la prima volta tradotto e stampato come opera a se stante, nella forma cioè che Kafka gli aveva dato.
Contiene quattro straordinari racconti concepiti da Kafka per stare insieme, poiché girano tutti e quattro attorno alla stessa questione, cosa sia quel fenomeno che chiamiamo arte e quel destino che è essere artisti.
Preparato durante il suo ultimo anno di vita, l’amico Max Brod riferisce che il lunedì 2 giugno 1924, il giorno prima di morire, Kafka lavorò alla correzione delle bozze di questo suo ultimo libro, e continuò anche il mattino seguente, martedì; e mentre lo faceva, disse poi il dottor Klopstock, le lacrime gli rigarono a lungo le guance. «Non vada via» disse Kafka ad un certo punto a Klopstock. «Non vado via», rispose il dottore. «Ma vado io», 3 giugno 1924, sanatorio di Kierling presso Vienna. Il libro uscì nell’estate; ma Kafka non l’ha potuto vedere, perché oramai non c’era più.
Franz Kafka (Praga 1883-Kierling 1924), uno dei maggiori e più noti narratori del Novecento; ebreo di lingua tedesca, una vita modesta da impiegato, quasi tutte le sue opere sono uscite postume, salvate dall’amico Max Brod: Il processo (1925), Il castello (1926), America o Il disperso (1927), le raccolte di racconti e i Diari (1949). In vita ha visto la pubblicazione della Metamorfosi (1915) e di Un artista del digiuno (1924), che si può leggere nelle edizioni Quodlibet (2009).