Catalogo / I misteri ebraici

I misteri ebraici
ovvero la più antica massoneria religiosa
Introduzione di Jan Assmann
A cura e con un saggio di Gianluca Paolucci
ISBN 9788874623990
2011, pp. 264
120x180, brossura con bandelle
€ 18,00
€ 17,10 (prezzo online -5%)
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Il libro

«Credo di non offendere minimamente l’alta considerazione che ho della verità, come pure del sacerdozio mosaico, se mi spingo a considerare tale culto, nelle sue componenti fondamentali, una copia fedele della religione esoterica degli Egizi e ad affermare che il legislatore degli Ebrei, abbia apparentemente mirato, per quanto gli riuscì, a iniziare il suo intero popolo ai misteri egizi. Una volta fissata questa evidenza come premessa, l’infelice disputa circa l’origine delle verità religiose si rivelerebbe assolutamente superflua. Ci renderemmo generalmente conto che l’opposizione tra ragione e rivelazione si basava su un semplice equivoco».
A partire da queste tesi, Carl Leonhard Reinhold, filosofo, massone e Illuminato, si propone di dimostrare come Mosè fosse in realtà devoto al principio panteistico dell’Uno-Tutto, ovvero alla religione naturale che ricavò dalla frequentazione dei misteri egizi e che decise di porre al centro del suo culto monoteistico. Egli si vide cioè costretto a tradurre quella verità nella più accessibile immagine di una divinità tutelare antropomorfa, al fine di dare al suo popolo un’identità nazionale.
Nato come contributo alle ricerche sul simbolismo massonico condotte al termine del Settecento dalla loggia viennese «Zur wahren Eintracht», il saggio di Reinhold rappresenta un documento chiave per comprendere cosa significhi per la cultura occidentale il recupero di una «memoria egizia», dimostrando fino a che punto la massoneria e le élite intellettuali settecentesche individuassero nel modello sacerdotale egizio un ideale riferimento politico, religioso e artistico.

L'autore
Carl Leonhard Reinhold

Carl Leonhard Reinhold (Vienna 1757-Kiel 1823), educato da gesuita, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù entrò nei Barnabiti, presso i quali insegnò filosofia. Nel 1783 divenne membro della loggia massonica «Zur wahren Eintracht» e dell’Ordine degli Illuminati di Baviera; sciolti i voti da sacerdote, si trasferì dapprima a Lipsia, poi a Weimar. Insieme a Wieland collaborò alla rivista «Teutscher Merkur», su cui pubblicò, tra il 1786 e il 1787, le Lettere sulla filosofia kantiana che, oltre a promuovere in Germania un vasto interesse intorno a Kant, gli assicurarono la notorietà e la cattedra all’università di Jena. Qui entrò in contatto con Schiller, mentre le sue lezioni sulla «filosofia elementare» ebbero un notevole influsso sugli esponenti del primo Romanticismo filosofico (Novalis, Hölderlin, Friedrich Schlegel). Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Kiel, dedicandosi all’insegnamento universitario e all’attività massonica.

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