Che fine faranno le biblioteche e i bibliotecari nell’era digitale? Perché dovremmo mantenere costose strutture per ospitare tonnellate di carta, quando tutti i libri saranno disponibili in formato eBook? Come stanno cambiando le abitudini dei lettori? A queste e altre domande cerca di rispondere David A. Bell, professore di Storia a Princeton, in un brillante saggio che disegna una prospettiva rivoluzionaria, prendendo spunto dalle trasformazioni in atto in una delle biblioteche più grandi e avanzate al mondo, la New York Public Library (ricordate il film The day after Tomorrow?). Ma siccome l’America, sia per la diffusione dell’innovazione che per approccio culturale, non è l’Italia, abbiamo chiesto a Riccardo Ridi, professore di Bibliografia e Biblioteconomia all’Università Ca’ Foscari di Venezia ed esperto di biblioteche in rete, di confrontarsi con lo scritto di Bell. Ne è venuto fuori un dialogo stimolante fra due diverse percezioni del cambiamento, ricco di idee e spunti per comprendere meglio quello che sta accadendo in un campo, la diffusione della cultura, che è una parte fondamentale della nostra identità.
David A. Bell è professore di Storia alla Princeton University. Nato a New York City nel 1961, si è laureato ad Harvard e ha svolto il dottorato di ricerca a Princeton. Dal 2007 al 2010 è stato Decano di Facoltà alla Johns Hopkins’s School of Arts and Sciences. È autore di tre monografie: Lawyers and Citizens (Oxford University Press, 1994); The Cult of the Nation in France (Harvard University Press, 2001); The First Total War (Houghton Mifflin, 2007). Le ricerche di Bell, incentrate principalmente sulla storia della prima età moderna in Francia, sono state sovvenzionate dalla Guggenheim Foundation, dall’American Council of Learned Societies, dal National Endowment for the Humanities e dal Woodrow Wilson International Center for Scholars. Bell collabora con la testata online «The New Republic», dove è apparso il testo qui tradotto, e scrive regolarmente per «The London Review of Books». Ha collaborato inoltre con «The New York Times Magazine», «The New York Times Book Review», «The Times Literary Supplement», «Time», «Newsweek», «Slate», «Le Point» e «Die Zeit».