Alois Riegl (Linz 1858-Vienna 1905) è considerato uno dei massimi esponenti della cosiddetta scuola viennese di storia dell’arte. I suoi studi sull’arte tardoantica, orientale, medievale e barocca hanno aperto la strada alla riscoperta di ampi e importanti settori della storia dell’arte, ma soprattutto hanno dato avvio all’elaborazione di una nuova metodologia critica e storiografica, la cui influenza va molto al di là dell’ambito delle arti figurative.
Meditando sulla figurazione come operazione analoga, ma non identica al linguaggio, Riegl propone una «dottrina elementare dell’arte figurativa», interrogandosi su quegli elementi fondamentali che, nel divenire storico, costituiscono una rete strutturale di invarianti della rappresentazione visiva: i fini della produzione delle immagini, i loro motivi e il fondamentale rapporto tra superficie e profondità. Si intrecciano così la grande lezione del purovisibilismo, la polemica contro ogni materialismo tecnicistico e un’attenzione alla storia dell’arte come storia delle visioni del mondo; ciò che avrebbe innervato, ben al di là dei confini disciplinari, la riflessione intorno all’immagine di autori così diversi come Benjamin e Spengler, Panofsky e Wind, Deleuze e Feyerabend.