La terza guerra mondiale non è ancora finita
«Viviamo in una crisi epocale. Io credo che non siamo ancora al fondo, neppure alla metà di questa crisi. Sempre più ci sto pensando. Sono convinto che lo scenario culturale, intellettuale, politico non ha ancora esplicitato tutte le sue potenzialità. Dobbiamo considerarci alla fine della terza guerra mondiale».
La guerra di cui Dossetti parlava
in questa intervista del 1993 è stata più devastante o altrettanto devastante delle altre due, perché è stata combattuta solo dal male in nome del male, fra potenze ugualmente malvage, anche se in apparenza con meno spargimento di sangue. Ma questa guerra secondo ogni evidenza
non è ancora finita, ha preso altre forme e noi ci siamo dentro senza riuscire
a vederne la fine. Siamo dentro
la guerra planetaria contro il virus,
parte in causa nelle mille
guerre civili che dividono i popoli dall’interno e coinvolti nostro malgrado nella
guerra in Ucraina come occasione di una
guerra mondiale
bianca, che viene cioè
condotta innanzitutto nel linguaggio e nelle menti degli uomini.
È possibile, tuttavia, che Dossetti avesse
ragione e che questa interminabile guerra coincida in qualche modo con la fine, che la fine sia, cioè,
per così dire sempre in corso. «Siamo dinnanzi all'esaurimento delle culture – aggiungeva ¬–
non vedo nascere un pensiero nuovo né da parte laica, né da parte cristiana. Siamo tutti immobili, fissi su un presente, che si cerca di rabberciare in qualche maniera». Le potenze che si battono non hanno infatti alcuna salvezza e alcuna verità
da proporre: solo
una continua, incombente
minaccia di malattia e
morte e l’odio e la guerra di ciascuno verso tutti. Sono, in questo senso, alla fine e l’atroce guerra civile planetaria che conducono è la forma della loro fine.