Carmelo Bene, La Macchina

La Macchina
di Carmelo Bene

Già la Storia!… Gli Oppressi e gli Oppressori… («Kafka»-Deleuze-Guattari)… Burocrazia… La «Macchina»: non si sfugge dal congegno della Macchina, non soltanto in catena di montaggio. Non si è mai fuori dalla Macchina nemmeno in solitudine, in amore, a tempo «libero», in vacanza, ecc.: era questo il mio S.A.D.E. Servo-Padrone. E, tuttavia, soprattutto i più giovani non si «rassegnano» a considerare la propria età un’età dell’uomo (immaturità d’uno stadio d’ingranaggio). No, come se non bastasse, un demone borghese-antiborghese ne fa un partito. È un demone faustiano rovesciato: la Coscienza di Macchina. E allora? Eh!, ci sono i Problemi! Quali?, se «l’universo è l’infinito della mia disattenzione» (non so più chi l’abbia detto)?… E invece, no. Queste giovani anime («brutte»?) si rammaricano perché emarginate. Da che? Dall’ingranaggio della Macchina o dalla coscienza-azione della Macchina stessa? Come dire?, è davvero l’autoemarginazione che hanno in dispregio, coincidendo questa posizione con la sola conquista (anche questa illusoria scelta) possibile, se «possibile» è solo al di là della storia… Se politica-attrice è solamente la variazione continua del mio stupore. Se davvero è impensabile morire di morte.
E allora, via col vento? Ma sì! Via dal teatro, come in Riccardo III esaminato. «Un cavallo?». È quest’asino qui. Ma per dove? Eh, beh, sì: via del Rigore.