La scorsa volta abbiamo lasciato un’allegra brigata di sette giovani donne e tre giovanotti, che si erano
radunati a Firenze e avevano deciso di lasciare la città
e andare in campagna. Pampinea, iniziatrice del progetto, aveva espresso un’idea precisa, legata allo spazio
fisico: la decisione di trasferirsi in attesa che la peste finisse non era un modo di sospendere il tempo, ma di
cambiare l’assetto che fino a quel momento era stato
tenuto. I personaggi del Decameron sono sollecitati a
cambiare, come del resto tutto il mondo, distrutto dalla
peste.
Le città in Europa si svuotano per il contagio della
malattia, ma anche perché una grande catastrofe porta
la gente a pensare, e a riflettere su come si conduce
la vita, su quello che è il mondo, e a immaginare come
potrebbe essere diverso, anche per evitare la peste che
tutti erano convinti che fosse un castigo di Dio, ma sospettavano
anche fosse collegata ad alcune circostanze
concrete.
In tutta Europa prende forma la critica al modo in
cui si vive nella città, e questa è una delle prime spinte
al rinnovamento: il Rinascimento rappresenta una
grandissima trasformazione nella concezione dell’organizzazione
e della forma dello spazio.
L'entità della catastrofe determina il cambiamento
della nozione di città e trasforma nella mente delle
persone l’idea di come si debba consistere nello spazio
fisico e di quali forme a esso si debbano dare.
Se si confrontano i dipinti trecenteschi con quelli
di Paolo Uccello, di Giovanni Bellini, del Carpaccio, si vede che la città è rappresentata in modo diverso. Innanzitutto
non è più ineffabile, ma è un oggetto di cui
si capisce la struttura, e di cui perciò si può discutere;
è un’entità più aperta, e soprattutto più razionale di
quanto non fosse in precedenza, quando era il risultato
di una concrezione. [...]
Una delle componenti del cambiamento di concezione
è senza dubbio legata alle nuove norme di comportamento
che oggi chiameremmo igienico-sanitarie.
Anche oggi, quando si verificano i disastri, la collettività
si organizza e vengono definite le norme del caso;
una delle prime regole che viene stabilita è che le strade
debbano essere più larghe, per consentire la ventilazione
trasversale, e pavimentate, perché la mota facilita il
trasmettersi delle malattie, in particolare la peste, il flagello
che aveva profondamente coinvolto e scosso tutti
gli esseri umani.
Gli spazi aperti perciò devono essere più ampi, e non
residuali rispetto all’aggiustarsi del costruito. Diventa
necessario concepirli e progettarli di per sé stessi, per
lasciare che nelle concrezioni medievali circolino più
aria e più luce.
Un altro accorgimento innovativo è la separazione.
In primo luogo vengono distinti gli spazi destinati agli
uomini da quelli utilizzati per gli animali; nella città
medievale vivevano tutti insieme, negli stessi luoghi, e
non è detto che fosse un male dal punto di vista della
comunicazione tra uomini e animali, che forse allora
aveva una grande ricchezza che ora è andata completamente
perduta, ma dal punto di vista igienico era molto
dannoso, anche per gli animali, immagino.