Raffaello Baldini, I nomi

I nomi
di Raffaello Baldini

Non ti ricordare, tu, ci stava Coso, lì,
nel primo portone,
che ci s’entrava anche da dietro, dall’orto,
come si chiamava? Coso, che sua moglie
faceva la magliaia, no Protti, no,
cosa c’entra Protti, che stava nel Casone,
con quegli occhiali, e non mi viene, che lavorava
da Martignoni, Coso, l’ho qui, un nome
Alfredo? che era stato anche fuori a lavorare,
in Francia, o in Belgio?
no, m’imbroglio, Alfredo era Martignoni,
con quegli occhialini, e degli urli ogni tanto,
aspetta però, anche gli occhiali, adesso che ci penso,
li aveva Martignoni, no lui, Coso,
e non mi viene e non mi viene, che poi ad un certo
                 [punto
s’è messo in proprio, una ferramenta,
sotto i portici della Sina,
ma non ha fatto un gran che, ce n’erano già due,
e grossi, Guidi nel Borgo, un assortimento,
pagare quando li prendevi, invece lui,
tutti in contanti, cosa vuoi,
è andato avanti un po’, poi ha dovuto chiudere,
e lì c’è venuta la macelleria, Coso, no Finòti,
Finòti è venuto dopo, come si chiamava,
Coso, il macellaio, l’ho voluto dire troppo presto,
i nomi, a diventare vecchi,
posso star lì delle ore, poi il giorno dopo,
che non ci penso nemmeno, mi vengono,
tutta gente morta da tanto di quel tempo, io allora,
e be’, saranno trenta, quarant’anni fa,
anche più, ero un ragazzo,
e tra una settimana non c’è più niente, ve’ che roba,
hanno cominciato l’altro giorno, è un po’ che lo
               [dicevano,
buttano giù tutto, fino all’angolo,
che teneva quell’orto, poveretto,
e adesso, altro che radicchio, fanno un albergo,
e fanno bene, ma va’ là, dei buchi di case,
dentro, un’umidità, bisogna andare avanti,
vuoi tornare indietro? che c’era una miseria,
quel che non ha patito la gente,
che se vedessero adesso, io, quando ci penso,
              [davvero,
se rinascessero, se rinascesse, Coso, e non mi viene,
come si chiamava? Coso, è che qui ormai,
non è questione solo di nomi, mi scappano le facce,
mi scappa tutto, mi ricordo un cappello,
ecco, delle cose così, un cappello tutto bianco,
da mugnaio, che era Giulio, e lo stesso, Mégna,
con quella cinghia sotto l’ombelico,
mi ricordo anche la gamba rigida di Quarto,
che quando andavi al cinema
era sempre di traverso nei corridoio,
poi Batóss, con quel sigaro sempre spento,
tanti di quegli zolfanelli, e quel mignolo
con l’anello d’oro, quello era Coso, Pasquale,
che lo teneva sempre per aria
quando beveva, o mi sbaglio? fammi pensare,
non era mica lui, no, era Coso,
ecco chi era, Coso, il daziere, Coso,
mi verrà, che aveva anche l’unghia lunga,
ma poi tanto, ormai,
te li ricordi, non te li ricordi, non vuol dir niente,
sono tutta polvere di fagioli, c’è mia moglie,
tutte le sere, la sento, nel letto, dice
dei gran requiem, magari gli fanno bene,
ma pregare, io, come faccio? che non credo più in
                [niente,
delle volte, ci penso, così.