Questo testo parla della rivolta nello stabilimento Fiat di Melfi. Il 17 aprile 2004 gli operai hanno aperto un conflitto che è durato ventuno giorni, durante i quali è stata bloccata la produzione e impedito l’accesso a merci e veicoli. Le rivendicazioni riguardavano il rinnovo del contratto aziendale, la modifica dell’orario di lavoro con il superamento della doppia battuta, l’equiparazione salariale con gli altri stabilimenti dei gruppi. Quanto è accaduto a Melfi, un piccolo comune di circa 18.000 abitanti in provincia di Potenza, presenta molte analogie, nelle modalità conflittuali e nel comportamento dei diecimila lavoratori dell’intera area industriale (che comprende molte aziende dell’indotto), con la lotta nello stabilimento di Termini Imerese, in Sicilia, nel 2002. Anche in quel caso nulla lasciava presagire che potesse verificarsi una rivolta, che infatti colse di sorpresa tutta l’opinione pubblica.
Alla narrazione di Clio Pizzingrilli segue una testimonianza (con un commento) di Antonio De Filpo, giovane operaio della Cf gomma sud, delegato sindacale della Fiom e protagonista di quelle giornate.
Clio Pizzingrilli ha diretto, dal 1980 al 1995, la rivista «marka»; dal 2004 al 2009, i quaderni di critica del lavoro, «questipiccoli». Ha esordito come narratore nel 1988 con Emidio Rosso (Editrice Montefeltro), cui sono seguiti I profondissimi (Bompiani, 1992), Uscita dei uomini secondari (Feltrinelli, 1994), Popolo della terra (Feltrinelli, 1996), Il tessitore (Quodlibet, 1997), Ioa lo spaccapietre (Quodlibet, 2000), Ritratto di una poltrona (Nottetempo, 2009), Persone del seguito (Cronopio, 2013). Ha tradotto Gli ammutoliti. Lettere 1900-1914 di Georg Trakl (Quodlibet, 2006) e ha curato una riedizione della Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico di Karl Marx (Quodlibet, 2008) .