Una m rossa è il logogramma della Manuli, multinazionale della gomma con stabilimenti in tutto il mondo, vi si producono pneumatici e tubi per usi industriali. Un giovane operaio (con una non breve esperienza di cameriere alle spalle), dapprima assunto con contratto interinale, successivamente con contratto a tempo determinato, prende la parola e racconta – in parte si tratta di un diario (talvolta però il criterio cronologico viene disdetto), in parte sono descrizioni quasi fenomenologiche, in parte è una riflessione sulla condizione operaia oggi, ricorda lontanamente l’esperienza di Simone Weil negli stabilimenti Renault di Parigi, ma il tono qui è dimesso, la questione operaia ormai decentrata, benché chi scrive sembri dubitarne. In Italia, gli operai sono attualmente sette milioni (tre milioni in meno rispetto a venti anni fa), le forme di lavoro sono in continuo mutamento, industrie che impiegavano migliaia di addetti sono state ridimensionate, fin quasi a scomparire (salvo ricomparire in altri continenti), ma forse resta ancora fondata sul lavoro operaio la domanda intorno alla qualità costitutiva del lavoro stesso ovvero la critica della produzione di merci e dei suoi produttori.