Nel dialetto tursitano di Albino Pierro, lagne è lamento. Questo racconto è il lamento de Filpo. Lamento è il medio della classe rivoluzionaria, che non esiste soltanto nello spazio ma anche nel tempo. Nel lamento e secondo il lamento si producono gli allentamenti nella massa compatta. Appena nella guida rivoluzionaria urge il lamento, la guida si perde e si immerge nel lamento. Per questo il lamento può appartenere al gruppo o al singolo ma non lascia che né il gruppo né il singolo restino individui isolati e insieme compressi. Poiché le azioni cariche di lamento non sono inefficaci, né folli o disperate, ma del tutto prive di opportunismo: di qui la loro forza singolare, che le libera dagli antagonismi e dagli interessi immediati. Il lamento, che diviene umorismo nella parola dell’operaio di Marx, non si sente nel falso coraggio del raduno pacifista descritto da Anders, ma risuona invece nella massa ammutolita dei deportati di cui parla Bettelheim. Anche il singolo più solo si unisce alla classe degli oppressi, alla classe rivoluzionaria, si perde in essa non appena inizi davvero a lamentarsi, smettendo finalmente di temere.
Antonio de Filpo è operaio metalmeccanico del sito industriale di Melfi, attualmente in cassa integrazione.
