Divertire e divertirsi era il talento di Beppe Viola. Con questo libro, fatto di testi dimenticati o dispersi («fogli, foglietti, appunti… più un tot di pezzi strepitosi, distribuiti a chi capiva la stoffa e a chi no», racconta Giorgio Terruzzi), veniamo catapultati nel laboratorio Viola in tutta la sua più irriverente sardonicità, lì dove è concentrato il suo istinto creativo, fatto di sorpresa, stupore, spiazzamento. Naturalmente, si parla di calcio: Milan, Inter, doping, arbitri, moviola, presidenti, tifosi, ma anche di rugby, amicizia, cavalli, donne; poi ci sono interviste mai realizzate, una serie di «quelli che» tagliati dalla canzone, progetti per altre canzoni, spot pubblicitari e trasmissioni radiofoniche.
Sono pezzi che possono essere letti anche come una biografia in filigrana dell’ultimo Viola, segnata dalla creazione dell’agenzia giornalistica Magazine, altrimenti detta Marchettificio: «La scelta dei collaboratori – scrive Viola a Franco Carraro, presidente del Coni – viene fatta soltanto ed esclusivamente sulla base della mia simpatia personale. In tanti anni di marciapiede sappiamo perfettamente quali sono i giornalisti bravi, quelli modesti, chi becca la stecca e chi lavora seriamente e con competenza».
Quella Milano e quell’Italia vengono spietatamente scansionate dal suo occhio vigile e malinconico, e filtrate da un «lessico famigliare» che è ormai diventato patrimonio nazionale.
Accompagnano la raccolta le testimonianze inedite della figlia Marina Viola, autrice di Mio padre era anche Beppe Viola (Feltrinelli 2013), di Giorgio Terruzzi, noto commentatore sportivo e scrittore, nonché allievo e grande amico di Beppe Viola, e di Marco Pastonesi, anche lui noto giornalista sportivo e scrittore, che ai tempi lavorava per «Vogue», il giornale «per abbronzati a novembre».
«Ho quarant’anni, quattro figlie e la sensazione di essere preso per il culo».
Beppe Viola (Milano 1939-1982) ha iniziato giovanissimo, a metà degli anni Cinquanta, a scrivere di sport. Nel 1961 è entrato alla Rai, lavorando dapprima in redazione, nel centro di produzione di corso Sempione 27, e poi come inviato speciale e telecronista, al seguito di numerosi eventi sportivi nazionali e internazionali. Dal 1979 al 1982 è stato tra i conduttori della Domenica sportiva. Nel 1980 ha realizzato per la Rai un documentario sulla Mille Miglia. Ha scritto dialoghi e sceneggiature per il cinema (Romanzo popolare, 1974, di Mario Monicelli; Cattivi pensieri, 1976, di Ugo Tognazzi), canzoni (con Enzo Jannacci e Cochi e Renato), testi pubblicitari e per il cabaret. Nel 1982 ha fondato l’agenzia giornalistica Magazine. Ha pubblicato, nel 1974, con Enzo Jannacci, L’incompiuter (Bompiani, poi ristampato nel 1994 col titolo No tu no) e, nel 1981, Vite vere compresa la mia (Milano Libri). Dopo la sua morte, sono stati dati alle stampe Beppe Viola. Inediti e dimenticati (a cura di Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Magazine, 1985) e Quelli che… Racconti di un grande umorista da non dimenticare (Baldini e Castoldi, 1993, e poi ancora 2015).