«Stelle e pezzi di terra strofinati insieme»: le parole di Gabriella Drudi, scrittrice dissenziente, traduttrice e critica d’arte, somigliano a questo secondo Toti Scialoja, l’artista romano che la accompagnò per quasi tutta la sua esistenza. Avvalendosi anche delle lettere private e dei documenti inediti conservati presso la Fondazione Toti Scialoja, Maria De Vivo traccia per la prima volta la biografia intellettuale di questa atipica protagonista della scena culturale italiana del secondo Novecento, cercando di ricostruire – anche alla luce della pratica traduttiva – una “genealogia” del suo pensiero. Attraversato da “echi beckettiani” e nutrito dal suo rapporto con Emilio Villa e con l’arte e la critica americana (Willem de Kooning, Robert Motherwell, ma in particolare Harold Rosenberg), il suo lavoro costituisce infatti, nella sua multiforme complessità, una testimonianza dalla quale non è più tempo di prescindere.
Maria De Vivo, storica dell’arte e dottore di ricerca in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica e dei sistemi territoriali, è docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”. Ha pubblicato saggi e contributi sui protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento e sul sistema dell’arte a Napoli.