Celebre pittore, stimato intellettuale e apprezzato divulgatore, Emilio Tadini è stato anche scrittore di grande levatura, continuatore di una tradizione sperimentale che passa per Faulkner, Gadda e Céline. Muovendosi tra diversi generi, ha dato vita a una scrittura eclettica, mimetica rispetto alle diverse forme del pensiero e del linguaggio parlato, e sempre fedele a un unico rovello: restituire la complessità «integrale» dell’umana esperienza del mondo.
Utilizzando sonde di volta in volta diverse, Tadini si è confrontato con i principali passaggi culturali del secondo Novecento: dal neorealismo alla nuova avanguardia, dal postmodernismo alla letteratura cannibale. Ha trasformato la sua scrittura, e in particolare quella romanzesca, nel terreno entro cui affrontare questioni teoriche ed espressive senza mai appiattirsi sulle posizioni dominanti; e lo ha fatto dimostrando un’eccezionale coerenza con il lavoro pittorico, riferimento ineludibile per comprendere la sua poetica letteraria. Al lettore di oggi Tadini si presenta come uno scrittore “eccentrico”, ma di sicura attualità nel panorama del secondo Novecento italiano.
Giacomo Raccis è ricercatore all’Università di Bergamo. Ha studiato a lungo l’opera di Emilio Tadini, di cui ha curato una raccolta di testi critici sull’arte e la letteratura, «Quando l’orologio si ferma il tempo ritorna a vivere». Scritti 1958-1970 (il Mulino 2017). Oltre a portare avanti studi sul rapporto tra scrittura letteraria e arti visive, si occupa di romanzo storico, di letteratura italiana degli anni Zero e di racconto breve, tema sul quale da tre anni coordina un seminario permanente insieme a Nunzia Palmieri e Damiano Sinfonico. Ha recentemente pubblicato La trama (Carocci 2018). È co-fondatore della rivista online La Balena Bianca, per la quale si occupa di romanzo contemporaneo.