Pubblicato per la prima volta nel 1929, Il diritto dei privati è uno dei vertici speculativi dell’istituzionalismo giuridico europeo. Widar Cesarini Sforza, uno dei suoi interpreti più esigenti e lucidi, non si limita a dimostrare, una volta di più, che diritto e Stato non fanno rima, che la giuridicità e la normatività si dicono in molti modi e che il pubblico e la politica possono abitare altrove e manifestarsi altrimenti da come l’immaginario della sovranità ci ha tanto lungamente imposto di credere. In questo libro eccentrico, teso e argomentato, Cesarini Sforza decide di illuminare il piano dei rapporti ordinari – quello in cui inventiamo i modi e le forme per vivere assieme, per fare collettivo – e mostra che le regole che tra di noi istituiamo hanno un tenore giuridico e una consistenza normativa in nessun modo inferiore o subalterna alle leggi dello Stato o alle regole implicite del mercato. Cesarini Sforza – disseppellendo il carattere cooperativo che giace al cuore del diritto privato – ha scritto un’opera magistrale sulla natura del diritto e sui motivi, formidabili e insospettati, per cui questo sapere e questa tecnica, la cui inconfessata politicità conosce oggi un nuovo protagonismo, ha a che fare in modo eminente con la capacità di dare forma ai rapporti, alle relazioni e ai bisogni che organizzano la nostra vita comune. Chi leggerà questo libro e accetterà, con Cesarini Sforza, di mettere a soqquadro i certissimi confini che separerebbero i domini del pubblico e del privato sarà obbligato a pensare al diritto in una forma radicalmente nuova.
Widar Cesarini Sforza (Forlì 1886-Roma 1965) è stato uno dei maggiori filosofi del diritto italiani. Già direttore del «Resto del Carlino», ha insegnato teoria generale del diritto nell’Università di Bologna e poi filosofia del diritto nelle Università di Pisa e di Roma. Tra i suoi scritti: Principî filosofici di una nuova teoria del diritto (1911); Il concetto del diritto e la giurisprudenza integrale (1913); Filosofia del diritto e filosofia della storia (1915); Oggettività e astrattezza nell’esperienza giuridica (1934); Idee e problemi di filosofia giuridica (1956); Vecchie e nuove pagine di filosofia, storia e diritto (2 voll., 1967).