«Non è l’intelligenza a far progredire le nazioni».
Patrik Ourednik è autore tradotto e apprezzato in tutta Europa, conosciuto soprattutto per il suo ammirevole, anomalo e divertito libro Europeana (Quodlibet, 2017); questa recentissima Fine del mondo (edito in Francia nel 2017) ne
continua per molti versi tematiche e stile, continuando ad aggirarsi su quel miscuglio di fatti, menzogne, invenzioni, statistiche, atrocità e stupidaggini che è stato il Novecento. Il libro ruota attorno alla vita e alle convinzioni di Gaspard Boisvert, consigliere del più stupido dei presidenti americani, dove si parla dei limiti della democrazia, del testicolo mancante di Hitler fonte della sua oratoria, delle profezie della fine del mondo che però probabilmente è già avvenuta a nostra insaputa, del politicamente corretto e della sua comicità, di religioni a confronto e di quella ebraica, e di molto altro; il tutto in un’ottica inedita, velata di leggero cinismo, anzi di intenso cinismo, il che rende il libro anche altamente istruttivo.
Patrik Ourednik (Praga 1957) ha lasciato la Cecoslovacchia nel 1984 e da allora vive a Parigi. Scrittore, traduttore, redattore di enciclopedie, ha pubblicato Anno ventiquattro (1995), Trattato sul buon uso del vino (1995), Istante propizio, 1855 (2006), Caso irrisolto (2006), Oggi e dopodomani (2011). Ha scritto anche drammi per il teatro, poesia, e saggi sulla lingua ceca. Per Quodlibet Compagnia Extra ha pubblicato Europeana (2017).