«Quanto abbiamo giocato con Tom,... era il cane di mio zio, più intelligente di lui».
Raffaello Baldini abitava a Milano, ma scriveva in dialetto romagnolo: qui presentiamo una piccola antologia di traduzioni in lingua italiana da lui stesso fatte, perché possa essere letto da tutti; poesie che sono piccoli racconti, semplici e incantevoli, comici e spesso commoventi, con personaggi sempre un po’ eccentrici, e le belle donne della gioventù sulle quali il tempo malinconicamente è passato; piccoli fatti di paese che però valgono ovunque. Chi conosce Baldini non finisce mai di rileggerlo; chi non lo conosce è ancora più fortunato perché avrà il piacere di scoprirlo e goderselo, garantisco che nessuno ne sarà deluso, anzi mi ringrazierete, ve lo porterete in tasca a passeggio, e consiglio di leggerlo a voce bassa a un amico, a un’amica, vi sarà riconoscente, perché è uno dei migliori e più autentici poeti del Novecento italiano. Giustizia vorrebbe che fosse più noto.
Raffaello Baldini (Santarcangelo di Romagna, 1924 - Milano, 2005) ha pubblicato diversi libri di poesie (il primo E’ solitèri, Galeati, 1976) poi raccolti in La nàiva. Furistír. Ciacri, Einaudi, 2000; Ad nòta, Mondadori, 1995, e l’ultimo Intercity, Einaudi, 2003. Ha scritto anche monologhi teatrali: Carta canta. Zitti tutti! In fondo a destra, Einaudi, 1998, e, uscito postumo, La fondazione, Einaudi, 2008.