«Il vuoto nella realtà dello spazio fisico
della città non può essere interpretato in
maniera univoca, così come non possono
essere individuati strumenti assoluti per
la sua realizzazione. Immaginare il nulla
può sì significare liberare uno spazio da
impedimenti, anche immateriali, ma può
anche corrispondere alla definizione di
confini e cornici che mettano in evidenza
le sue assenze presenti, orizzonti da
conquistare affinché possano risuonare
liberamente le diverse potenzialità della città
e i comportamenti dei suoi abitanti».
In un particolare momento storico, in cui i modelli tradizionali della progettazione urbana entrano in tensione con forme temporanee e fragili di trasformazione, questo libro presenta i frutti di una ricerca che tenta di sottrarre il progetto urbano dall’immediatezza del suo risultato finale e, al contempo, di collocarlo entro i fenomeni complessi delle città.
Background fa dunque riferimento costante all’orizzonte urbano della città intesa appunto come uno sfondo – quello che Aldo Rossi chiamava «scena fissa» –, e racconta così soprattutto il progetto del vuoto urbano, pensato non come assenza, bensì come campo aperto completamente disponibile, supporto e condizione necessaria per accogliere libere forme di appropriazione dello spazio.
I progetti qui selezionati di Bernardo Secchi e Paola Viganò ad Anversa, Assemble a Liverpool, Atelier Bow-Wow a Tokyo, Raumlabor a Berlino, T vk a Parigi, Janette Sadik-Khan a New York, Bas Smets a Bruxelles, Urban-Think Tank a Caracas sono esempi di come l’architettura del vuoto possa reagire con le molteplici intelligenze, culture, storie e comportamenti globali dell’«iperpresente». Tuttavia, come scrive Matteo Robiglio nella postfazione, quella di Nicola Russi è una «mossa del cavallo che abbandona pretese ma non ambizioni. Riconosce che non esiste più una dimensione nazionale delle questioni, una condizione specifica italiana dell’operare (anche questa: scelta liberatoria da un provincialismo ammantato di denuncia) e propone otto lezioni internazionali ma profondamente pertinenti all’operare in Italia».
Nicola Russi (Milano, 1976) è architetto e professore di Progettazione architettonica e urbana presso il Politecnico di Torino. Nel 2008 ha fondato a Milano con Angelica Sylos Labini lo studio di progettazione Laboratorio Permanente, con il quale ha vinto il concorso internazionale per gli scali ferroviari Farini e San Cristoforo a Milano con il progetto – sviluppato insieme allo studio Oma – Agenti climatici, ha partecipato alla Biennale Architettura di Venezia nel 2014 e nel 2018, e ha ricevuto la Menzione d’Onore per la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana nel 2012 con il progetto Il paesaggio non ha retro. La sua attività didattica e di ricerca è stata pubblicata in libri e riviste tra cui «Domus», «Abitare» e «Architecture Ireland». Ha collaborato come consulente del Comune di Milano per lo sviluppo del nuovo Piano di Governo del Territorio e con il Dipartimento di Progettazione dell’Architettura (Dpa) e il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (Dastu) del Politecnico di Milano.