«Considero il momento ideativo non solo il momento fondativo del progetto, quello su
cui si baserà la progettazione successiva, ma anche il momento più intenso e coinvolgente dell’iter progettuale».
«Dopo le analisi e le valutazioni preliminari rifletto per un periodo abbastanza lungo prima di mettermi davanti a un foglio di carta... Gli schizzi ideativi dovrebbero arrivare ad esprimere una concezione sintetica e unitaria dell’opera, ad individuare cioè una “idea-base” chiara, sufficientemente “misurata” in rapporto alle richieste programmatiche e “appropriata” rispetto al contesto tale da riuscire ad improntare il progetto fino alla sua conclusione».
«Preferisco sostituire alla nozione di “tipo” quella di “idea-base” con la connessa
“struttura configurativa”, che, tenendo conto delle caratteristiche specifiche dei
programmi e dei luoghi, permette di dare risposte anche molto differenziate a ogni
singolo intervento».
Questa “lettera”, scritta e disegnata, si rivolge alle studentesse e agli studenti
universitari d’architettura e a chi ha interesse a comprendere la nascita e lo sviluppo di un progetto architettonico.
Basandosi sulle proprie esperienze professionali e d’insegnamento svolte nell’arco di cinquant’anni, Giuseppe Rebecchini analizza, attraverso una introspezione personale, le ragioni profonde da cui scaturisce l’idea iniziale di un progetto.
Creatività e razionalità strettamente connesse tra loro, conoscenze della storia
dell’architettura e delle altre arti, cultura umanistica generale e cultura tecnica
specialistica, attenzione all’ambiente fisico e sociale sono le principali condizioni preliminari per la nascita di un buon progetto di architettura.
Il momento ideativo iniziale viene considerato fondamentale al fine di guidare
il lungo processo dello sviluppo progettuale. Tale momento richiede forte concentrazione e grande capacità di portare a sintesi fin dall’inizio le principali e diverse questioni che entrano in gioco in ogni tema di architettura.
La ricerca di una “idea-base”, insieme alla successiva definizione della “struttura configurativa”, portano a individuare il nucleo centrale del progetto. Questo conterrà in sé – come il seme di una pianta il suo dna – la “logica formale” specifica che guiderà la progettazione durante il suo sviluppo fin nei minimi dettagli.
Giuseppe Rebecchini (Roma, 1941-2018), laureato a Roma con una tesi sul progetto per una nuova Facoltà di architettura (relatore Ludovico Quaroni), è stato professore ordinario di Progettazione architettonica e urbana dal 1981. Ha insegnato in diverse facoltà di architettura italiane (allo I.U.A.V., a Reggio Calabria, a Ferrara e a Roma dal 1994 al 2011) e negli Usa alla University of Southern California, Los Angeles, e alla Syracuse University, Syracuse (NY). È stato membro del comitato scientifico della rivista «Controspazio» e cofondatore della società scientifica italiana ProArch per le questioni inerenti l’insegnamento della progettazione architettonica. Ha partecipato a numerosi concorsi di progettazione nazionali e internazionali, ottenendo premi e menzioni. Il suo lavoro progettuale, presentato in mostre personali a Roma, Venezia, Ferrara, Reggio Calabria e Piacenza, è stato pubblicato sulle principali riviste di architettura e nel volume: Giuseppe Rebecchini, Progetti. Frammenti di architettura italiana (Passigli, Firenze 2006). Al suo progetto (non realizzato) per la riqualificazione delle aree della Moretta e di Regina Coeli in Roma si è ispirato l’amico e compositore inglese Sir Peter Maxwell Davies con la Sonata per violino e pianoforte (Naxos, 2008).