Fin da quando apparve, in Grecia, intorno al VI secolo a.C., la dottrina orfica ha rappresentato un potente elemento di rottura con tutto il mondo antico. Le prassi salvifiche, strettamente connesse alla credenza nell’immortalità dell’anima, il fermo rifiuto dei rituali sacrificali e il conseguente vegetarianesimo, l’originale concezione del tempo e della memoria, definivano un modo di vivere – il bios orphikos – la cui natura era, insieme, poetica e politica.
In questo breve e densissimo testo, Gianni Carchia ha interrogato nuovamente il fenomeno dell’orfismo in tutte le sue implicazioni. Si può comprendere facilmente come tale fenomeno rappresenti, per Carchia, non tanto una questione storiografica, ma soprattutto un problema estetico e politico: se la tragedia costituisce uno dei cardini attorno a cui ruota la macchina di costituzione della polis, l’orfismo rappresenta una via decisamente alternativa alla stessa polis, rivendicando al proprio centro la parola poetica in tutta la sua forza autonoma. Se il rapporto tra filosofia
e tragedia è stato uno dei temi che hanno percorso tutta la storia della filosofia occidentale, fino a Hegel e a Hölderlin, Carchia in queste pagine interroga questa storia ponendo un’altra domanda: la via orfica ci è ancora accessibile?
Gianni Carchia (Torino 1947 - Vetralla 2000) è stato uno dei più importanti e originali filosofi italiani del secolo scorso. Le sue ricerche hanno spaziato dall’estetica alla filosofia antica, dall’antropologia alla filosofia politica. Tra le sue opere ricordiamo: Estetica ed erotica (Milano 1981), Dall’apparenza al mistero (Milano 1983), ripubblicati in un unico volume dal titolo Immagine e verità (Roma 2003); La legittimazione dell’arte (Napoli 1982), Il mito in pittura (Milano 1987), Retorica del sublime (Roma-Bari 1990), Arte e bellezza (Bologna 1995), L’estetica antica (Roma-Bari 1999), Dizionario di estetica (in collaborazione con Paolo D’Angelo, Roma-Bari 1999).
Di Gianni Carchia Quodlibet ha pubblicato La favola dell’essere. Commento al Sofista (1997), L’amore del pensiero (2000) e Nome e immagine (2010). Con Orfismo e tragedia Quodlibet dà inizio alla pubblicazione sistematica delle opere di Gianni Carchia.