A cinquant’anni dallo storico sbarco di Apollo 11 la Luna è tornata al centro dei programmi di esplorazione dello spazio. Nuove nazioni si affacciano alla ribalta, a cominciare dalla Cina, ma accanto a loro si profilano gli interessi di gruppi imprenditoriali privati che guardano anche oltre la Luna, verso Marte, per iniziare nei decenni a venire una fase di colonizzazione impensabile fino a poco tempo fa. In gioco c’è ancora il prestigio dei governi terrestri, ma accanto alla competizione geopolitica lo spirito commerciale delle nuove imprese tende a ridimensionare l’alterità dello spazio rendendolo un ipermercato cosmico la cui realtà è tutta non solo da costruire, ma anche da pensare.
Già da tempo la Nasa e, più di recente, il governo degli Stati Uniti hanno proposto linee-guida per tutelare da possibili contaminazioni quelli che appaiono, a tutti gli effetti, come i primi parchi archeologici della presenza umana fuori dalla Terra: i siti degli allunaggi delle missioni Apollo. Cosa significa, però, la volontà di proteggere quei luoghi? Quale valore possiamo attribuire alle tracce lasciate dagli uomini sulla Luna? Cosa comporta la volontà di equiparare a un tesoro culturale anche i rottami, gli scarti, la zavorra in cui consiste la maggior parte degli oggetti che vi si trovano? Come abbiamo elaborato l’eredità della prima Space Age e come ci stiamo accingendo ad affrontare quella che ormai si è aperta?
Imparare dalla Luna è un viaggio a ritroso verso la storia dell’esplorazione spaziale e insieme un esercizio congetturale sulle prospettive imminenti del ritorno di esseri umani sulla Luna. Lo scopo è fare del nostro satellite una sorta di specchio da cui ricavare indicazioni su fenomeni che oggi, sulla Terra, rappresentano l’altra faccia del dominio della tecnica: la logica del turismo, il nostro rapporto feticistico con le cose del passato recente, l’estetizzazione dell’esperienza, la confusione fra testimonianza storica e spettacolo. Il tentativo è quello di provare a risvegliarsi dal XX secolo e dai modelli di sviluppo che l’hanno caratterizzato sfruttando la scia dell’impresa più straordinaria, popolare ed enigmatica che gli uomini abbiano compiuto in quell’epoca.
Stefano Catucci insegna Estetica alla Sapienza Università di Roma. È autore di una uscita per la prima volta nel 2000 (Laterza, Roma-Bari), da allora più volte ristampata e aggiornata. Per Quodlibet ha pubblicato nel 2013 Imparare dalla Luna e nel 2019 Potere e visibilità. Studi su Michel Foucault.
Stefano Catucci insegna Estetica alla Sapienza Università di Roma. È autore fra l’altro di una Introduzione a Foucault uscita per la prima volta nel 2000 e apparsa in versione aggiornata nel 2019 (Laterza, Roma-Bari), nonché del volume sempre dedicato a Foucault Potere e visibilità (Quodlibet, Macerata 2019). Sempre per Quodlibet ha pubblicato Imparare dalla Luna (2013 e 2019). In precedenza (1999) ha partecipato alla redazione del Dizionario di Estetica curato da Gianni Carchia e Paolo D’Angelo (Laterza, Roma-Bari). Nel 2003 ha pubblicato lo studio Per una filosofia povera (Bollati Boringhieri, Torino), un’analisi del pensiero filosofico ed estetico europeo negli anni della Prima guerra mondiale che ha come filo conduttore il caso esemplare del primo Lukács. È stato collaboratore del quotidiano «il manifesto» e tra i fondatori della rivista «Forme di vita». Attivo anche nella pubblicistica musicale, collabora con i programmi di Rai-Radio3.