Il saggio di Otto Apelt La dottrina delle categorie di Aristotele presenta una delle interpretazioni più significative della dottrina aristotelica delle categorie all’interno dell’ampio dibattito che, nel corso dell’Ottocento, ha coinvolto personalità di spicco come Trendelenburg, Zeller, Brandis, Bonitz, Prantl, Steinthal e Brentano. Apelt muove da una concezione antiparmenidea dell’essere, a partire dalla quale propone un’interpretazione logico-semantica delle categorie come significati
dell’essere. Tale lettura è integrata da un confronto con la concezione
kantiana e da un’analisi degli antecedenti storici della dottrina delle
categorie di Aristotele, fra i quali spicca il nome di Platone.
L’introduzione di Venanzio Raspa offre un’attenta ricostruzione
delle varie interpretazioni (linguistica, ontologica, semantica, evolutiva, storicistica) che sono state date della dottrina aristotelica delle categorie; esamina le questioni relative alla loro completezza, deduzione e origine storica; colloca le tesi di Apelt all’interno del dibattito ottocentesco e ne ripercorre le vicende nella letteratura successiva.
Otto Apelt (1845-1932) fu un docente ginnasiale e direttore dei ginnasî di Eisenach e Jena. Inizialmente si dedicò alla filologia tedesca, per poi distinguersi come studioso di filosofia antica. Fra le sue pubblicazioni vanno ricordate la monografia Untersuchungen über den Parmenides des Plato (1879), i Beiträge zur Geschichte der griechischen Philosophie (1891) – che contengono Die Kategorieenlehre des Aristoteles –, i saggi Der Wert des Lebens nach Platon (1907), Die Behandlung der Geschichte der Philosophie bei Fries und bei Hegel (1912) e i Platonische Aufsätze (1912). Ha tradotto e commentato i dialoghi di Platone. Un’edizione in sette volumi dei Sämtliche Dialoge di Platone è tuttora in commercio presso Meiner. Ha inoltre tradotto Diogene Laerzio (Leben und Meinungen berühmter Philosophen, 1921), la prima declamazione di Libanio (Apologie des Sokrates, 1922), gli scritti filosofici di Seneca (Philosophische Schriften, 1923–1924), una scelta di elegie di Properzio (1925) e di Moralia di Plutarco (1926–1927).