A che cosa serve la letteratura? Qual è la sua funzione? L’ipotesi di questo libro è che per rispondere occorra allargare lo sguardo. Da un lato la letteratura dev’essere considerata come un caso particolare di uso creativo – «poetico» – della parola: come manufatto verbale non legato a una situazione contingente, qui e ora, e quindi incline a durare nel tempo. Dall’altro, l’esistenza di usi non immediatamente strumentali del linguaggio si può spiegare soltanto in una prospettiva di lunghissimo periodo, cioè ragionando su come, nel corso della sua evoluzione, il genere umano abbia elaborato strategie di sopravvivenza che lo hanno distinto dagli altri primati.
L’indagine ripercorre le principali tappe della nostra storia evolutiva, insistendo sul principio che ogni innovazione costituisca una risposta a pressioni ambientali, e che superando una difficoltà si possono provocare nuovi squilibri e ulteriori esigenze. La conclusione è che, in ultima analisi, la ragion d’essere di quello che chiamiamo «letteratura» consiste
nelle opportunità che essa fornisce di affinare, corroborare, estendere le nostre competenze sociali. Un’opera letteraria è un po’ come una cassetta di attrezzi, che offre la possibilità di dar senso a quanto accade, dentro e fuori di noi. Sta poi ai lettori di fare un uso vantaggioso di quanto avranno appreso o intuito sul mondo, sugli altri, su sé stessi.
Mario Barenghi (Milano 1956) insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Milano Bicocca. Si occupa di narrativa, di memorialistica, di teoria letteraria. Gli ultimi volumi che ha pubblicato sono Italo Calvino, le linee e i margini (il Mulino, 2007), Perché crediamo a Primo Levi? / Why do we believe Primo Levi? (Einaudi, 2013), Che cosa possiamo fare con il fuoco? Letteratura e altri ambienti (Quodlibet, 2013), Poetici primati (Quodlibet, 2020). Scrive sull’annuario Tirature e sulla rivista online «Doppiozero».