La pubblicazione delle poesie complete di Franco
Scataglini segna una data nella storia della poesia
italiana contemporanea. Nelle quartine, insieme
illustri e dimesse, di questo poeta, certamente fra
i massimi del Novecento, emerge infatti alla luce
con inedita chiarezza quell’essenziale bilinguismo
della poesia italiana che la collana «Ardilut» ha inteso prendere come insegna.
In queste straordinarie poesie in dialetto,
raccolte qui per la prima volta insieme alle poesie in lingua, sembra naufragare ogni tentativo
di assegnare una volta per tutte un’identità alla
lingua della poesia. Situate nel bilico illocalizzabile che divide e insieme unisce – in un insolubile nodo – l’anconetano all’italiano e nutrite
dall’innesto sapiente della lingua del Trecento e
di quella di Caproni e di Montale, le poesie di
Scataglini mostrano con un’evidenza incomparabile che la lingua che parliamo, scriviamo e leggiamo è costitutivamente non-una, in perenne e ardente tensione fra una realtà sorgiva e immemorabile e una memoria che cerca invano di contenerla e fissarla in una grammatica.
Franco Scataglini (Ancona 1930 - Numana 1994) è uno dei maggiori poeti dialettali del Novecento italiano. Autodidatta, esordisce nel 1950 con la raccolta in italiano Echi. La lettura delle poesie casarsesi di Pasolini lo porta però alla ricerca di una lingua diversa. Con il libro E per un frutto piace tutto un orto (L’Astrogallo 1973) e poi con So’ rimaso la spina (L’Astrogallo 1977) riesce a creare una propria lingua poetica, costruita in metrica perfettamente regolare sul dialetto marchigiano e frammista di parole e costrutti della poesia italiana del Duecento e del Trecento. Le sue liriche successive confluiscono in Carta Laniena (Residenza 1982), cui fa seguito l’antologia personale Rimario agontano (Scheiwiller 1986, a cura di Franco Brevini), con cui Scataglini trova risonanza nel panorama poetico nazionale. Nel 1992 pubblica per Einaudi La rosa, con prefazione di Cesare Segre, traduzione della prima parte del Roman de la Rose dal francese antico al proprio particolare idioma. Esce poi postumo per Mondadori il poema neorealista El Sol (1995), dalla perfetta strutturazione metrica e numerologica.