Pubblicato nel 1939, Il tempo come immaginazione letteraria è uno studio di
forte impegno teorico, in cui vengono anticipati i temi del successivo lavoro
dedicato a I fondamenti della poetica (1946).
Attraverso un percorso che dischiude la poetica di Brentano, Goethe
e Keller Emil Staiger mostra la ricchezza di risultati cui può mettere capo
l’unione tra la filologia e la sensibilità filosofica. Fare dell’esperienza della
temporalità, che sta al centro della filosofia novecentesca di Heidegger e non
solo, il punto di vista attraverso il quale comprendere la poetica di un autore
significa infatti, per Staiger, anche riflettere sull’essenza dei generi letterari
secondo un’ottica che coniuga letteratura, fenomenologia e antropologia.
L’officio interpretativo, che si muove tra il singolo verso e l’intera poetica di un autore, convoca inoltre il confronto di Staiger con pensatori quali Dilthey e Schleiermacher, facendo del volume anche un contributo alla tradi-
zione ermeneutica.
Tale significativo impegno teorico è nondimeno accompagnato da un linguaggio pressoché privo di tecnicismi, che onora quell’erotica dell’interpretazione stando alla quale, per Staiger, occuparsi di letteratura significa, come per ogni vero lettore, esercitarsi in un atto d’amore.
Emil Staiger (1908-1987) svolse studi di teologia, filologia classica e germanistica tra Ginevra, Monaco e Zurigo, ove esercitò il suo magistero universitario a partire dal 1943, come professore di storia della letteratura. Risale agli anni ’30 il suo rapporto con Heidegger, col quale instaurò un assiduo dialogo e scambio. Oltre che protagonista del dibattito germanofono sulla Literaturwissenschaft, Staiger fu anche un infaticabile traduttore. Di suo, in lingua italiana sono apparsi I fondamenti della poetica (Mursia 1979) e Disputatio hermeneutica (Corbo 1989).