La teoria del potere costituente rappresenta uno dei vertici speculativi del costituzionalismo novecentesco. In questo saggio contenuto all’interno del volume La Costituente (1945), pensato come un laboratorio di idee per elaborare le complesse vicende del dopoguerra italiano, Costantino Mortati riesce nell’impresa stupefacente di mettere in forma la potenza costituente: materia magmatica che da sempre filosofi della politica e giuristi hanno
inteso come irrazionale e imponderabile. Mortati disseziona e classifica con
rigore analitico i processi reali che storicamente e teoricamente hanno dato
vita ai «momenti costituzionali» e s’incentra così sulle diverse figure del
potere costituente.
Si intrecciano, nel volume, le riflessioni dell’anteguerra sull’indirizzo politico e la funzione di governo (1931) e sulla costituzione in senso materiale (1940) e si aprono le strade alle riflessioni del dopoguerra, in particolare a quelle delle
due magistrali voci della Enciclopedia del diritto, l’una dedicata alle dottrine
generali, l’altra ai lineamenti della Costituzione repubblicana, pubblicate negli anni Sessanta. Nell’ambito di questo vasto corpus, l’opera qui pubblicata rappresenta, in totale continuità, la versione più matura e definitiva della
concezione mortatiana del potere costituente. Si tratta di una teoria a tal
punto sofisticata ed originale da meritare di essere inserita in quel canone
dei classici sul tema che va da Sieyès a Carl Schmitt.
In appendice il lettore troverà il saggio Brevi note sul rapporto fra costituzione e politica nel pensiero di Carl Schmitt in cui Mortati, al termine della sua carriera accademica, peraltro con molta chiarezza e con poche battute, si
confronta con il controverso giurista tedesco ed evidenzia i limiti in cui si può distinguere fra legalità e legittimità, fra regole e misure «a carattere provvedimentale», tema che più volte, anche in questi mesi, ha attraversato le democrazie dell’Occidente.
Costantino Mortati (Conegliano Calabro 1891 - Roma 1985) è stato il costituzionalista italiano più importante ed influente del Novecento. Ha insegnato nelle Università di Messina, Macerata, Napoli e Roma-La Sapienza. Mortati fu membro della Commissione Forti e della Assemblea Costituente e, dal 1960 al 1972, giudice della Corte Costituzionale della quale divenne vicepresidente. Tra i suoi scritti più celebri: L’ordinamento del governo nel nuovo diritto pubblico italiano (1931); La volontà e la causa nell’atto amministrativo e nella legge (1935); La costituzione in senso materiale (1940); La Costituzione di Weimar (1946); Costituzione dello Stato (1962); Lezioni sulle forme di governo (1973); Commento all’Art. 1 della Costituzione (1975).