Catalogo / Racconti sentimentali e satirici

Racconti sentimentali e satirici
A cura di Manuel Boschiero e Cinzia De Lotto
Traduzione di Sergio Pescatori
ISBN 9788822904775
2020, pp. 384
120x190 mm, brossura con bandelle
€ 18,00
€ 17,10 (prezzo online -5%)
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Il libro

«Be’, ma i racconti miei, si sa, son presi dalla vita, ed è tutta sacrosanta verità.»

Raccolta di racconti comico-umoristici di un maestro della forma breve, Michail Zoščenko, che nel corso degli anni Venti, subito dopo la Rivoluzione russa, ha goduto di grande notorietà, descrivendo in modo irriverente e dissacrante i cambiamenti della nuova società sovietica, con i suoi personaggi tipici, gli avanzi di principi e signore aristocratiche, le belle ragazze che restano belle ragazze con relative vicende sentimentali, nonché i pochi quattrini, una realtà vasta di furti e piccole truffe, i capicaseggiato e il diffuso timore delle denunce, i mendicanti burocratizzati, e tante altre situazioni anche deplorevoli e assurde, nel grande terremoto che ha rivoltato ogni cosa. I racconti, in genere usciti su riviste dell’epoca, vanno dai primi anni Venti fino alla metà dei Quaranta, quando Zoščenko è costretto al silenzio dal potere sovietico.
La scelta dei testi, finora inediti in italiano, è di Sergio Pescatori (1941-2015) cui si deve anche la traduzione particolarmente vivace e aderente alla forma parlata originale; un suo ampio e istruttivo saggio traccia il profilo dello scrittore.

E. C.

Indice
  • Racconti sentimentali e satirici

  • Note dei curatori
    • Sergio Pescatori traduttore di Zoščenko
    • Edizioni di riferimento
    • Introduzione a Zoščenko, di Sergio Pescatori

  • Cronologia

L'autore
Michail Zoščenko

Michail Zoščenko (1894-1958) partecipa alla Prima guerra mondiale e nel 1919 entra nell’Armata Rossa, ma per i postumi del gas è presto congedato. Incomincia a scrivere parodie, critiche e racconti sentimentali che lo rendono molto popolare. Nel 1928 protesta per le misure contro gli scrittori umoristici. Nel 1934 entra nella direzione dell’Unione Scrittori, mentre attorno a lui continuano gli arresti politici. Dal 1943 comincia la sua caduta in disgrazia; le sue opere sono considerate politicamente dannose e lui calunniatore del popolo sovietico. Verrà escluso dall’Unione Scrittori. Dal 1956, con Chruščëv, gli è permessa qualche pubblicazione e ottiene una pensione, di cui gode per poco. Muore il 22 luglio 1958.

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