Il problema della vita di Gesù va posto nel modo più radicale, vale a
dire come poté porsi e di fatto si pose a quanti tra i suoi contemporanei
ebbero la ventura di vederlo ed ascoltarlo.
Spogliato dal sistema di credenze che lo accompagna da sempre,
l’«evangelo» è riproposto dall’autore nella sua figura originaria: racconto molteplice di una credenza segnata dall’eccesso degli atti, dalla parola che stupisce, dalle conflittualità insuperabili, dalla violenza della separazione, dallo sconvolgimento della resurrezione.
Ed è colto nel movimento significativamente contraddittorio che gli è
proprio: l’«evangelo di Dio» proclamato da Gesù in vista dell’avvento di
un regno di giustizia, trapassa nell’«evangelo di Gesù Cristo» inteso come
annuncio di ciò che la sua morte e resurrezione significa per i credenti,
senza tuttavia che venga meno il convincimento di vivere oramai nel
tempo della fine, inconciliabile con la concezione lineare della storia.
Quanto alla realtà storica di quegli eventi, a ciò che Gesù in particolare
ha creduto e voluto, alla sua concezione del mondo e del tempo, da questi
rapidi schizzi emerge una personalità connotata dalla consapevolezza di
dover assolvere un compito radicale, che non ammette condizionamenti,
sostenuta da una fede che contrasta l’accettazione dello stato attuale del
mondo destinato a mutare radicalmente in forza del suo evangelo.
Giancarlo Gaeta, già docente di Storia del cristianesimo antico, è autore di un’edizione commentata dei Vangeli pubblicata nei Millenni Einaudi nel 2006. Tra i suoi lavori recenti si segnala il saggio Il Gesù moderno, col quale ha preso posizione nel dibattito intorno alla ricerca sulla vita storica di Gesù (Einaudi, 2009), Il tempo della fine. Prossimità e distanza della figura di Gesù (Quodlibet, 2020) e In attesa del Regno. Il cristianesimo alla svolta dei tempi. Presso Quodlibet è apparso anche Leggere Simone Weil (2018), una raccolta di studi dedicati alla pensatrice di cui ha curato l’edizione delle opere, pubblicate per lo più da Adelphi.