La letteratura di ogni tempo,
genere e luogo è piena di
fallacie comiche. Questo saggio
passa in rassegna i modi in
cui autori come Aristofane
e Boccaccio, Shakespeare e
Cervantes, Voltaire e Carroll,
Jarry e Stoppard si sono serviti
di ragionamenti bizzarri, circoli
viziosi e sillogismi scorretti,
senz’altro per farci ridere di chi
trasgredisce la logica aristotelica,
ma anche per permetterci di
solidarizzare con lui.
IT. «L’unico modo per liberarsi di una tentazione è quello di cedervi».
È un celebre aforisma di Oscar Wilde. Queste parole sono asciutte,
lapidarie e almeno a prima vista raffinatamente assurde. Che cosa
racchiudono? Come mai ci fanno ridere o sorridere? E perché suscitano comunque simpatia? L’aforisma di Wilde contiene una fallacia logica, cioè un tipo di ragionamento che sembra corretto ma non lo
è, un’argomentazione difettosa che punta però a persuadere. Il ragionamento svolto è scorretto, incongruo, sgangherato: proprio per questo fa ridere. Evidentemente chi lo formula riflette poco e male, in modo sicuramente approssimativo. Tuttavia l’argomentazione aspira anche a essere corretta, convincente. C’è di più. Se ci riferiamo a una logica alternativa alla consueta, a una logica più profonda, quell’argomentazione diventa davvero valida e persuasiva. Perciò
suscita simpatia. Chi la propone conserva infatti una sua singolare
coerenza: mette in ridicolo sé stesso per colpire un qualcosa di più
grande, degno, potente. Se vogliamo, il sistema di pensiero corrente
e le sue leggi ritenute inattaccabili.
La letteratura di ogni tempo, genere e luogo è piena di fallacie comiche: argomentazioni ad hominem, circoli viziosi, non-cause prese per cause, ricorsi pretestuosi al principio d’autorità, sillogismi scorretti.
Questo saggio passa in rassegna i modi in cui autori come Aristofane e Boccaccio, Shakespeare e Cervantes, Voltaire e Carroll, Jarry e Stoppard si sono serviti di ragionamenti viziati, bizzarri, senz’altro
per farci ridere di chi trasgredisce la logica aristotelica, ma anche per
permetterci di solidarizzare con lui. Il potenziale della grande letteratura è sempre in parte liberatorio. Le fallacie ce ne offrono una gustosa controprova.
EN. “The only way to get rid of a temptation is to yield to it.” This is one
of Oscar Wilde’s most famous aphorisms. These words are terse, lapidary, elegant, but at first glance absurd. What do they really denote? Why do they make us laugh or at least smile? Why do they arouse,
in every case, our sympathy? Wilde’s aphorism is in fact a logical fal-
lacy—a line of reasoning that appears correct but is not, a defective
argumentation whose aim is, however, to persuade. The inadequa- cy and faultiness of this kind of reasoning is in fact precisely what
makes us laugh. Whoever applies such forms of reasoning is think- ing little and badly, in an approximative way, while at the same time
aiming to be perceived as correct and convincing. But there is more
than that. By referring to an alternate logic, out of the ordinary—a
deeper one—, that type of reasoning turns out to be in fact valid and
persuasive. That is why it arouses sympathy. Whoever proposes such
forms of reasoning shows an odd, singular consistency; through
self-deprecating humour, one hits something which is larger, more
worthy and powerful—one implicitly attacks the current way of
thinking and its laws, considered as unassailable.
The literature of any period, kind, and place is full of comic fallacies:
ad hominem arguments, vicious circles, non-causes taken for causes,
specious recourses to the principle of authority, false syllogisms. This
monograph surveys and analyses the ways in which authors such as
Aristophanes and Boccaccio, Shakespeare and Cervantes, Voltaire
and Carroll, Jarry and Stoppard have recurred to flawed, whimsical
arguments. All of them aimed to make us laugh at those who transgress Aristotelian logic, but also to make us sympathize with them. The potential of great literature is always, at least in part, liberating.
Fallacies are a poignant confirmation of this fact.
IT. Edoardo Camassa (Pisa, 1987) ha conseguito il dottorato di ricerca
in Filologia e critica all’Università di Siena, in co-tutela con la ku
Leuven, discutendo una tesi dal titolo «His Majesty the Baby». Sovrani
scatenati nella letteratura occidentale tra ’800 e ’900. Ha pubblicato in
riviste italiane e straniere, oltre che in volumi collettanei, contributi
di teoria della letteratura e letterature comparate.
EN. Edoardo Camassa (Pisa, 1987) holds a PhD in Philology and Criticism
from the University of Siena, in co-tutelle with the ku Leuven. His
dissertation was entitled “His Majesty the Baby”. Unchained Sovereigns in Western Literature between the xixth and the xxth Century. He has published some papers in the field of literary theory and comparative literature in Italian and international journals, as well as in collective volumes.