«Ogni uomo è designer. Tutto ciò che facciamo è quasi sempre design, proprio perché il design sta alla base di ogni attività umana. La pianificazione e l’attuazione, secondo un modello prefissato, di qualunque gesto tendente a un fine desiderato costituiscono il processo di progettazione. Qualsiasi tentativo diretto a isolare il design per renderlo autosufficiente lavora in senso opposto al valore intrinseco del progetto, inteso come matrice primaria della vita».
Pubblicato nel 1971, Design for the Real World suscitò da subito vivaci polemiche e grandi entusiasmi, imponendosi con particolare successo negli
ambienti della controcultura statunitense. Oggi, a distanza di cinquant’anni, si può considerare un classico: tradotto in ventitré lingue, è uno dei libri di design più letti al mondo e rimane un punto di riferimento indispensabile per interrogarsi intorno alle capacità trasformative – a livello
ambientale, politico e sociale – della progettazione industriale.
Contro l’idea che il compito del designer sia quello di creare sempre
nuovi bisogni, a costo di immettere sul mercato oggetti scadenti, inutili
o pericolosi, Papanek rivendica la necessità di una democratizzazione
del lavoro di progettazione e di un approccio responsabile al design, in
grado di fronteggiare i lati oscuri e le contraddizioni dello sviluppo: lo
sfruttamento sregolato dell’ambiente e delle risorse naturali, la distruzione dell’elemento locale e autoctono a opera della globalizzazione, le
crescenti disuguaglianze sociali e le dinamiche neocoloniali prodotte dal
cosiddetto «capitalismo avanzato». Solo coniugando una visione lucida
del presente e una spinta utopica al cambiamento, l’industrial design
potrà svolgere la sua missione in modo rinnovato e efficace.
Victor J. Papanek (Vienna 1923 - Lawrence, Kansas 1998) nel 1939, dopo l’Anschluss dell’Austria alla Germania nazista, è fuggito negli Stati Uniti. È stato apprendista di Frank Lloyd Wright alla fine degli anni Quaranta e ha frequentato Richard Buckminster Fuller, che scriverà la prefazione di Design for the Real World (1971). Ha collaborato con organismi come l’Unesco e l’Oms. Ha insegnato all’Ontario College of Art, alla Rhode Island School of Design, alla Purdue University, al California Institute of the Arts, al Kansas City Art Institute. Tra i suoi libri ricordiamo Design for Human Scale (1983) e di The Green Imperative (1995).