La sua complessa stratificazione rende Napoli una città
dalle fasi di crescita quasi inestricabili, ma consente analisi
trasversali capaci di individuare alcune peculiarità ricorrenti.
L’ipotesi di questa indagine collettiva coordinata da LAN
(Local Architecture Network) è che si possa precisare una
traccia latente nell’architettura napoletana, e specificamente
in quella d’epoca moderna: la rinuncia a definire modelli
astratti e universali, unita alla capacità, se non addirittura alla
necessità, di misurare il progetto con il contesto fisico, storico,
sociale e paesaggistico.
Il volume si concentra sul periodo che va dagli anni Trenta agli
anni Sessanta e deroga così dalle consuete cronologie, che
vedono nella guerra una cesura risolutiva, mostrando quindi
gli elementi di permanenza che attraversano e oltrepassano
gli eventi storici; inoltre, riunisce opere celebrate, come il
Palazzo delle Poste (Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi) e Villa
Oro (Luigi Cosenza e Bernard Rudofsky), insieme con molte
altre architetture di notevole interesse e con un imprescindibile
radicamento nella città, quali ad esempio quelle di Marcello
Canino, Renato Avolio De Martino, Stefania Filo Speziale e
quelle di autori non napoletani come Cesare Bazzani e Luigi Piccinato.