«Il mare è la situazione reale e il viaggio è la vera condizione dell’uomo. Il
mare è il luogo in cui avvengono gli eventi decisivi, i momenti di eterna
scelta, la tentazione, la caduta e la redenzione».
Nel 1949, dopo che il secondo dei diluvi che avevano sommerso il mondo
nella prima metà del secolo s’era appena ritirato, Wystan Hugh Auden,
il maggiore e il più intelligente dei poeti inglesi cresciuti dopo il primo
diluvio sentì la necessità di comprendere la natura del romanticismo studiando il suo modo di trattare un unico tema, il mare. Ne nasce un vorticoso caleidoscopio in cui gli eroi romantici, veri viaggiatori baudelairiani
che partono solo pour partir, si imbarcano su una varietà di mezzi che
va dalla baleniera di Melville al setaccio di Lewis Carroll passando per il
Nautilus di Verne, esibendo tutte le loro virtù assieme al loro rovescio.
Più capricciosamente vari sono i viaggi, più ne emerge un’occulta geometria di allegorie, tipologie, parabole e simboli. Che il loro esito debba essere una catastrofe è implicito nelle loro premesse folli e maledette. Ma
non dalla pazzia dobbiamo fuggire. «Leggendo il giornale di bordo dei
loro fatali ma eroici viaggi, ricordiamoci del loro coraggio».
Wystan Hugh Auden nasce a York in Inghilterra nel 1907 e muore a Vienna nel 1973. Nel 1930 pubblica il primo libro di poesia (Poems). Con l’amico Isherwood scrive testi teatrali. Nel 1936 partecipa alla guerra civile spagnola a sostegno dei repubblicani. Nel 1938 sposa la figlia di Thomas Mann, Erika, e l’anno seguente si trasferisce negli Stati Uniti. Torna in Inghilterra nel 1956 per assumere la cattedra di poesia a Oxford. Tra i suoi più importanti volumi di poesia si ricordano New Year Letter (1941), The Age of Anxiety: a Baroque Eclogue (1948), Homage to Clio (1960). In traduzione italiana le sue opere sono pubblicate perlopiù presso l’editore Adelphi.