Fin dal suo primo apparire (1948), Letteratura europea e Medio Evo latino si
è imposto come uno dei capolavori della critica letteraria novecentesca.
Oltrepassando i confini politico-linguistici entro cui le storiografie
letterarie nazionali esercitano tradizionalmente la loro indagine, Curtius
scompone e ricompone l’intero sistema culturale dell’Occidente identificando uno spazio e un tempo unitari: lo spazio è l’Europa occidentale,
il tempo è quello della sua tradizione, nella quale «tutta la letteratura
europea da Omero in poi [...] vive un’esistenza simultanea e rappresenta
un ordine simultaneo».
L’obiettivo della ricerca è l’individuazione delle strutture profonde alla
radice di quella fondamentale unità che, pure in un processo di ininterrotta variazione, contraddistingue la civiltà «moderna» sorta dalla catastrofe
della cultura classica. Per portare alla luce queste forme della continuità, lo
studioso opera secondo una metodologia storico-strutturale e comparativa, basata sull’esame diacronico delle ripetizioni dei topoi, delle metafore,
dei temi, e in grado di intrecciare percorsi trasversali dai Greci al Novecento, con particolare attenzione alla tarda Antichità e al Medio Evo – ai secoli,
cioè, in cui si è consumata la transizione culturale decisiva.
Ne deriva un modello critico che, pur partendo da presupposti ideologici d’élite (la «salvezza» della tradizione), apre la via anche a un confronto non mediato con il sistema letterario del presente e con le sue trasformazioni. Non lontano nell’impianto da quell’«enciclopedia aperta» che
sembrerà a Italo Calvino la forma dei grandi romanzi del XX secolo,
Letteratura europea è il primo tassello di una «fenomenologia della letteratura» che Curtius, con anticipatrice modernità, individua come il
compito attuale dello studioso e del critico, e si configura di fatto come
il «libro del lettore», e della possibilità che al lettore viene offerta di fare
e disfare il testo a partire dalle sue microstrutture.
Ernst Robert Curtius (Thann, Alsazia 1886 - Roma 1956) è considerato uno dei massimi critici e storici della letteratura espressi dal Novecento. Ha insegnato filologia romanza nelle Università di Marburgo, Heidelberg e Bonn. Tra le sue opere principali: Die literarischen Wegbereiter des neuen Frankreich (I pionieri letterari della nuova Francia, 1919); Balzac (1923); Französischer Geist im neuen Europa (Lo spirito francese nella nuova Europa, 1925); James Joyce und sein Ulysses (James Joyce e il suo Ulisse, 1929); Deutscher Geist in Gefahr (Lo spirito tedesco in pericolo, 1932); Kritische Essays zur europäischen Literatur (Studi di letteratura europea, 1950); Marcel Proust (1952).