– In fondo, anche il tedesco è meglio della morte.
– Beh non saprei, dipende dal genere di morte.
Per tutta la vita Mark Twain ebbe un
rapporto complicato con la lingua
tedesca. Provò più volte a impararla, ma
non riuscì mai a ottenere un livello di
padronanza tale da soddisfare le sue
raffinate esigenze espressive. Alla fine
si convinse che il problema non era suo,
ma del tedesco: «i miei studi filologici
mi hanno dimostrato che una persona
dotata è in grado di imparare l’inglese in
trenta ore, il francese in trenta giorni e
il tedesco in trent’anni: è dunque
evidente che si tratta di una lingua che
ha bisogno di essere semplificata e
rimessa in sesto. Se dovesse rimanere
così com’è, converrà archiviarla rispettosamente fra le lingue morte, perché
solo i morti avranno il tempo di
impararla».
Qui si propone, per la prima volta in
traduzione italiana, una raccolta dei
testi scritti da Twain sul tedesco, o nei
quali il tedesco ha larga parte: le radicali
proposte di riforma linguistica, i
discorsi pubblici in uno straordinario
grammelot anglo-germanico, una
commedia e un racconto con la
descrizione delle disavventure alle
quali vanno incontro quanti improvvidamente fanno uso, senza ben
conoscerla, di questa lingua infernale,
«inventata da un pazzo con il mal
di denti».
Mark Twain (1835-1910), pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens, è forse il più grande scrittore umoristico di tutti i tempi, autore di capolavori come Le avventure di Tom Sawyer, Le avventure di Huckleberry Finn, Un americano alla corte di re Artù. Per ottenere il passaporto per la Germania, dette di sé stesso questa descrizione: «Nato nel 1835. Altezza 1 metro e 74 centimetri. Peso circa 65 chilogrammi, a volte più, a volte meno. Capelli castano scuro, baffi rossi, faccia piena, con grandi orecchie e occhi brillanti e vivaci azzurro chiaro, e un carattere morale dannatamente buono. Lavoro: scrittore».