Come trattare il Reale se non elevandolo alla dignità della Cosa?
Questo studio affonda le sue radici nella riflessione di Freud, poi
luminosamente ripresa da Lacan, intorno a tre possibili modi di interrogare la sublimazione, intendendola ora come vuoto rappresentabile, ora come anamorfosi e in ultimo – suggerisce l’autrice – come marchio in atto.
Da un’inedita rassegna in fieri di varie espressioni artistiche contemporanee, il libro punta il focus esplorativo su una di esse in particolare: l’arte urbana. Ma cosa significa arte urbana? Distante da
un approccio esclusivamente sociologico, a parere dell’autrice non
sufficiente, l’assunto principale del libro è che l’arte urbana, data la
molteplicità propria delle sue variegate espressioni, sia accadimento
di tutte e tre le forme di sublimazione lacanianamente intesa. La lettera del tag e i grandi muri figurativi, i collage di JR e l’arte circolare si troveranno annodati al pensiero di Lacan, a sua volta posto in
questione forse nell’unico modo possibile, ossia nell’atto di dirsi.
Valentina Galeotti si è laureata in Psicologia clinica all’Università di Urbino, dove è stata a lungo cultrice della materia per la cattedra di Psicologia nell’arte, e si è specializzata in Psicoterapia a Roma presso la Scuola Superiore in Psicologia Clinica IFREP. Svolge attività clinica, è membro équipe Jonas Roma e ha scritto diversi articoli intorno alla psicoanalisi implicata all’arte. La verità della bellezza è il suo primo libro.