Attraversando i territori della Qabbalah,
dell’erotismo e dell’estetica moderna e
contemporanea, questo saggio accompagna il
lettore alla riscoperta dell’immediatezza
dell’informe brulicare della carne, contrapposta
all’esperienza di noi stessi, degli altri e del mondo
mediata dalle immagini e dalle rappresentazioni.
Siamo ormai travolti, infatti, dalle rappresentazioni,
che si frappongono fra noi e l’incandescenza dei
“fatti” e vorrebbero proteggerci dalla vampa che la
presenza dei fatti sprigiona.
L’informe è appunto ciò che eccede la forma delle
rappresentazioni, ciò che esonda dal vaso della
buona forma. Guardando all’informe, possiamo
aspirare ad andare oltre la nostra quotidianità fatta
di separazioni e di distinguo. L’esperienza
dell’informe può rivelarsi cioè un’ars amandi,
poiché essa è forse in grado di ristabilire, nella
relazione con l’Altro, il primato dell’intensità della
carne sulla rappresentazione disincarnata, del
contatto sull’immagine; poiché afferma le ragioni
della presenza immediata e della prossimità contro
quelle dello sguardo che sorveglia, tiene a distanza
e prevede ciò che si scorge in lontananza. L’informe
testimonia del sovversivo desiderio di svanire come
coscienza e di risorgere come flusso, della volontà
di essere-nel-mondo, carne tra le altre carni immerse
nel mondo, contro la consuetudine che ci porta ad
essere sempre di fronte al mondo, quasi fosse una
misteriosa scrittura aliena bisognosa di
decifrazione.
Giovanni Stanghellini insegna Psicologia Dinamica all’Università “G. d’Annunzio” di Chieti/Pescara e dirige la Scuola di Psicoterapia Fenomenologico-Dinamica di Firenze. Tra i suoi ultimi libri: Noi siamo un dialogo (Cortina, 2017), L’amore che cura (2018) e Selfie. Sentirsi nello sguardo dell’altro (2020), questi ultimi pubblicati da Feltrinelli.