Una maschera fissa posta su un volto che cambia, da persona a persona e
di momento in momento. È proponendo e tenendo ferma questa definizione che Maurice Hauriou tornerà a interrogare, per oltre un trentennio, il concetto di personalità giuridica. E lo fa mostrandone la funzione fondativa
nell’ambito del diritto e insieme lo statuto ancillare rispetto alla forza creatrice del sociale, in un continuo corpo a corpo tra le esigenze di ordine dello Stato e l’irriducibile pluralità delle forme di vita che caratterizza la convivenza umana. È così che, in un lungo percorso non privo di sorprendenti quanto
illuminanti cambi di prospettiva, il diritto viene profilandosi come una vera
e propria forma di riscrittura del reale, un ritaglio che nega determinati tratti
dell’esistente al fine di preservarne la struttura d’insieme, una duplicazione
del mondo che ha paradossalmente di mira una sua più compiuta unità.
Ma c’è dell’altro. Nei tre saggi sulla personalità giuridica che qui si presentano per la prima volta al pubblico italiano e che costituiscono un’imprescindibile integrazione alla più nota teoria dell’istituzione avanzata dal giurista
francese, Hauriou procede al contempo a una radicale rifondazione tanto della
materia che il diritto è chiamato a trasmutare quanto delle modalità in cui esso
opera. La realtà che si schiude allo sguardo giuridico si presenta così come un
assetto privo di una forma pre-data, la cui sempre ridefinibile configurazione
non può tuttavia mai prescindere dai concreti contesti normativi che gli stessi
attori sociali riconoscono come adeguati per la soddisfazione delle loro differenti e plurime esigenze. È a partire da questo sostrato oggettivo che, invertendo la deduzione classica operata da gran parte della giuspubblicistica non solo
del tempo, Hauriou intende fondare la soggettività della persona giuridica. Il
diritto si fa così arditissima ricapitolazione del reale, secondo un duplice movimento di conservazione e trasformazione che stabilizza e riarticola di continuo
i rapporti sociali, in un dramma senza ultimo atto.
Maurice Hauriou (Ladiville 1856 - Tolosa 1929) è una delle figure più rilevanti e decisive del pensiero giuridico europeo del secolo scorso. Professore di diritto amministrativo e diritto costituzionale all’Università di Tolosa per più di quarant’anni, è considerato, insieme a Léon Duguit, il padre del diritto amministrativo francese, nonché uno dei riferimenti principali per l’architettura costituzionale della Quinta Repubblica. Oltre al saggio qui tradotto (edito nel 1925), è autore di un imprescindibile Précis de droit administratif et de droit public (giunto, alla sua morte, all’undicesima edizione), nonché di un nutrito corpus di note e commenti che hanno contribuito in modo decisivo a delineare l’assetto istituzionale e giurisprudenziale dell’odierna giustizia amministrativa francese.