«Tutto e tutti hanno lavorato per sbriciolarla, eccetto il tempo che su Roma non ha eccessivo potere».
Per Dolores Prato, Roma è città di nascita e d’elezione. Dopo l’infanzia e l’adolescenza trascorse a Treia nelle Marche, l’autrice sceglie di vivere nella «città eterna» e di renderla protagonista di numerose scritture, tra cui la serie di elzeviri raccolti in questo volume, proposti in gran parte a «Paese Sera» tra gli anni Cinquanta e Settanta. Sono pezzi accomunati da una lingua smagliante, una base di solida documentazione, uno sguardo inquieto sulle più rassicuranti vulgate. Spesso si concentrano sulla storia e la progressiva distruzione di monumenti, quartieri, feste, ricorrenze, vie di Roma, specie dopo l’elezione a capitale d’Italia. Questa città contro cui il tempo «non ha eccessivo potere» si rivela così vittima costante della breve stupidità dell’uomo, delle sue distruzioni celebrative e turistiche sotto cui pulsano motivi politici ed economici tra i più volubili e bassi. Agli occhi di Dolores Prato, la vera Roma tuttavia resiste, per via del suo «carattere prepotente», in zone voci e oggetti marginali (un albero, una nobile erbaccia, un sasso, una piccola strada, un muricciolo sbrecciato, un taglio di luce, un canto). Qui Roma irrimediabilmente contesta e supera il ruolo di capitale, sede di Giubileo, cera tra le mani di noncuranti speculatori. È Roma, appunto: non altro.
Dolores Prato nasce a Roma il 10 aprile
1892 da padre ignoto e da Maria Prato,
all’epoca già vedova. Dal 1895 è a Treia,
affidata allo zio prete Zizì, di lì a poco
migrante a Buenos Aires, e alla zia
nubile Paolina. Istruita nelle scuole
comunali del paese, è in seguito
educanda presso il collegio annesso al
monastero di Santa Chiara, sempre a
Treia. Nel 1912 si trasferisce a Roma,
dove frequenta la facoltà di Magistero.
Dopo la laurea nel 1918 insegna a
Milano, in Toscana, nelle Marche; qui
viene sollevata dal ruolo per la sua
avversione al regime fascista. A
partire dagli anni Trenta vive
stabilmente nella Capitale e si occupa
in questo tempo di una ragazza amica,
afflitta da gravi problemi psichici.
Finita la guerra è reintegrata come
insegnante e collabora con alcune
testate, soprattutto «Paese Sera», con
articoli su Roma antica e moderna.
Partecipa a concorsi letterari e
giornalistici, vincendo per esempio nel
1965 lo «Stradanova» di Venezia con
Scottature. Nel 1980 pubblica per
Einaudi Giù la piazza non c’è nessuno,
dedicato all’infanzia trascorsa a Treia,
in una versione tagliata e ricomposta
da Natalia Ginzburg. Mentre pensa a
come dare alle stampe la versione
integrale del libro, avvia la
composizione del lavoro
sull’educandato, interrotta da
problemi di salute nel maggio del 1982.
Muore ad Anzio presso una clinica a
lunga degenza il 13 luglio 1983.
Di Dolores Prato Quodlibet ha
pubblicato Scottature (1996), Giù la
piazza non c’è nessuno (versione
integrale, 2009), Sogni (2010), Roma,
non altro (2022).