Il tema della funzione, del destino e del «nome» del padre attraversa l’intero arco del pensiero occidentale, e da sempre sollecita l’esercizio di saperi
e discipline differenti, non ultime la psicoanalisi, l’antropologia e le altre
scienze sociali. Nella sua ricerca appassionante e rigorosa, Yan Thomas
sceglie di mantenersi nei confini della storia del diritto romano: la «morte
del padre» che dà il titolo alla sua indagine non è in questo caso né una
metafora né un’allegoria ma la nuda, cruda e letterale uccisione del padre, quella ingombrante figura che a Roma poneva in stato di soggezione
politica, personale e patrimoniale ogni uomo che si trovasse nella condizione di figlio. Essere figli maschi di un genitore maschio ancora in vita
implicava infatti l’integrale dipendenza dalla sua autorità, da quella patria
potestas che comportava il diritto di vita e di morte; di qui la tentazione di
ottenere l’indipendenza nella maniera più estrema e radicale.
Questo libro non è, in ogni caso, un catalogo di efferatezze, ma un’inchiesta storico-giuridica sulla sovrapposizione tra un rapporto di dominio
stabilito giuridicamente e il legame biologico della filiazione. Ponendo al
centro della ricerca le operazioni giuridiche, Yan Thomas propone un’archeologia delle tecniche costruite e prodotte dai giuristi per garantire la
trasmissione dei patrimoni e la continuità delle generazioni.
Roma, nelle pagine di Yan Thomas, è una città dominata tanto dalla paura dei padri almeno quanto dalla violenza dei figli. Il parricidio è
conseguentemente il crimine eminente del diritto romano: non un affare
privato, relegato a un diritto penale «ordinario», ma il reato politico per
eccellenza, un vero e proprio crimine di Stato. In esso e attraverso esso i
domini, apparentemente separati, della famiglia e della politica si indeterminano, pubblico e privato si confessano indissolubilmente intrecciati.
Yan Thomas (1943-2008), storico del diritto romano, è stato directeur d’études all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. È autore di saggi sulla storia della finzione giuridica, sulla costruzione giuridica della natura, sul soggetto di diritto e sulla proprietà. Presso Quodlibet sono apparsi Il valore delle cose (2015, 2022), Fictio legis. La finzione romana e i suoi limiti medievali (2016), L’istituzione della natura (con Jacques Chiffoleau, 2020) e La morte del padre. Sul crimine di parricidio nella Roma antica (2023).