«Vivere è serbar memoria e farla rifiorire nella freschezza del proprio sangue».
I Ricordi istriani, ultimo libro di Giani
Stuparich, sono l’elegia di un mondo
perduto. Usciti per la prima volta nel
1961, rievocano l’infanzia e
l’adolescenza marina dello scrittore
triestino: anni sereni di inizio
Novecento, ancora esenti dai lutti,
personali e collettivi, che il secolo
avrebbe portato con sé. Capitolo per
capitolo riviviamo anche noi le lontane
estati in cui Giani e il fratello Carlo
scoprivano le coste e i villaggi
dell’Istria, imparando la pesca, i remi,
la vela sotto la guida allegra del padre,
originario dell’isola di Lussino.
«Foglia gentile che galleggia sul
mare», la terra narrata da Stuparich è
innanzitutto un luogo di famiglia, dove
i sapori della cucina della nonna si
mescolano alla voce del padre, alle
sue mille invenzioni per istruire e
divertire i figli; ma è, insieme, un
paese vitale, che ci passa davanti agli
occhi con la libera luce del suo cielo.
Il libro offre così uno spaccato della
vita marinara e contadina dell’Istria,
unendo alla felicità della memoria il
racconto, di taglio quasi etnologico, di
un mondo che gli avvenimenti della
Storia hanno irrimediabilmente
lacerato.
Di Giani Stuparich (Trieste 1891 - Roma 1961), l’ultimo rappresentante della grande stagione della letteratura triestina, Quodlibet ha pubblicato Guerra del ’15 (2015), Un anno di scuola (2017, 2022), L’isola (2019) e Ricordi istriani (2023).